12 dicembre

 

Un intenso profumo di fieno, di freddo e di camino, ci accoglie al nostro arrivo a casa e come lucine sull’albero riaccende d’incanto tante memorie.
Nel cuore della notte, scortati dagli amici Bruno e Sarah che ci hanno prelevati al terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa, ritroviamo a distanza di poco più di un anno il familiare paesino di Bigorio, cresciuto, grazie agli interessi ipotecari molto bassi, di altre 24 nuove case.
Eccoci di nuovo paracadutati nel frenetico Ticino, fra gente affetta da shopping compulsivo, prezzi alle stelle, spauracchi lanciati da varie assicurazioni, casse malati e industrie farmaceutiche che ti pronosticano con ostentata certezza dall’influenza alla paraplegia. Bombardamento di pubblicità su idee regalo e strenne che sono tutto un inno alla banalità e a quanto di più artificiale, superfluo ed effimero si possa immaginare. Melliflui spot caritatevoli strappalacrime e spremi soldi che saranno costati milioni e - ovviamente - lo stillicidio di immagini del terrorismo e delle isteriche limitazioni alla libertà personale che fanno da contraltare a questi orrori. Poveri esseri umani, ostaggi di tanta paura e ipocondria, tutti accomunati nel vortice della diffusa e contagiosa spirale di negatività, terrore e pessimismo.
Quanto sono lontane le selvagge isole Marchesi, le Cook, le Fiji, le Vanuatu, le Solomon e la Papua, dove la semplicità, l’arte dell’essenziale, l’assenza di denaro e lo stretto legame con la natura, costituiscono solide basi per una vita spensierata, serena e felice.
In questo quadretto ticinese deambuliamo anche noi, increduli e allibiti, come due pesci fuor d’acqua, con una vocina che insistentemente ci esorta a riprendere il mare o comunque a vivere a stretto contatto con esso.
Gli amici che incontriamo per strada o al supermercato ci confermano di avere la percezione di vivere per lavorare alacremente, per alimentare il sistema, per pagare tasse, assicurazioni e bollette telefoniche, senza poter assaporare il tempo che passa investendolo in quanto più li appassiona.
Guardandoci attorno vediamo molte facce tese, tristi, alcune anche rassegnate. Individui in attesa del venerdì per avere un sabato e domenica liberi che scorrono come un lampo. Un’esistenza fatta di attese per un mese di ferie o per un aumento da spendere in una nuova automobile o in un nuovo gadget tecnologico.
Il mare ti insegna ad accontentarti di meno, a limitarti all’essenziale, a preferire la semplicità e il contatto con la natura, insomma: essere, non apparire. Il mare ti invita a lasciarti sedurre da un’esistenza forse meno agiata ma più vera, genuina e appagante. Il mare ti fa riconoscere l’amicizia dalle piccole cose e dalla spontaneità dei gesti.

Romano