19 maggio

 

È una lunga passerella che si percorre andata e ritorno. La grande differenza con le sfilate di moda é che sono gli spettatori a muoversi. Modelle e modelli restano suppergiù al loro posto. Enormi cespugli di rosmarino, spighe dorate, alberi di alloro, fichi d’india, palme nane, fanno da contorno lungo il sentiero ad un paesaggio incontaminato in cui si muovono perfettamente a loro agio lucertole, bisce, porcospini, cinghiali, aquile e molti altri uccelli. Il sentiero a forma di pettine di tanto in tanto si dirama scendendo verso una delle splendide calette dove il mare di un blu intenso, oggi placido, ci accoglie per un pavido pediluvio, mentre alcuni intrepidi tedeschi con la pelle alla caprese (mozzarella e pomodoro) già si immergono fino al collo. Per 7 km all’andata  e altrettanti al ritorno della Riserva dello Zingaro, ci hanno prospettato circa 4 ore. Non conoscono Luana. Fotografa i fiori, il paesaggio, discute con le lucertole, le farfalle e perfino con i sassi. Quindi, alle ore normali occorre aggiungerne ancora almeno 3 per la chiacchierata con le comparse del museo dell’intreccio, il custode del museo dell’arte contadina, il negoziante di panini e il cassiere della riserva. Disidratati osserviamo le torri di avvistamento saracene che non si avvicinano mai. Adeguo il passo al tic tic del suo bastoncino da walking. Quando non lo sento più é ora di fermarmi perché si é sicuramente incantata a fotografare qualcosa. L’incontro con i passanti si limita invece ad un semplice saluto a volte corrisposto con un incomprensibile mugugno, a volte neppure corrisposto. “Vabbé, la gente é fatta così”, tento di consolarla mentre riapre nostalgica il ritornello delle Fiji dove tutti, senza eccezione si salutavano con simpatia. I “bula bula” echeggiavano per le strade colmando l’aria di affetto.


Romano