16 giugno


Nonostante il pattume, la città di Catania é di quelle che ci risultano subito simpatiche. Ovunque si guardi appare qualche spunto curioso, pittoresco o affascinante. Palazzi in stile barocco, innumerevoli chiese, piazze e vie, talune delle quali ancora caratterizzate dalla presenza dominante di certi mestieri. Passeggiamo così nella via delle mercerie che espongono tessuti, pizzi, bottoni; la via dei parrucchieri; la via dei negozi di ferramenta e di nautica.
Il mercato del pesce é un vero teatro all’aperto. Vivace e rumoroso, si anima a partire dalle sette. Sui tavolini di legno e nei banchi frigorifero, montagne di calamari, gamberi, cozze, vongole. Le grida dei pescivendoli  echeggiano, mentre con grossi coltelli affettano abilmente enormi tranci di pesce spada e tonno. Una donna sulla sessantina, truccata e ingioiellata, abiti griffati e tacchi a spillo, avanza traballante fra la folla frenetica di acquirenti e curiosi scavalcando con schifiltosa cura - smorfia di disgusto stampata in viso e borsetta sollevata come a passare un guado - ampie pozze di acqua mista a sangue formate nelle irregolarità della pietra antica, prima che le secchiate di fine mercato, verso le 1400 ne facciano ingurgitare ogni traccia ai tombini.

Ma a dare l’impronta più profonda alla città é la figura di Sant’Agata. La vera star di Catania. La Cattedrale (dove sono conservate le reliquie), numerose chiese, dipinti, statue e le famose “candelore” ci fanno soltanto vagamente immaginare quanto sia ancora acceso il fervore religioso attorno alla Patrona della città.
Per capirlo meglio e vedere la folla in estasi ci ripromettiamo di tornare a Catania il prossimo 5 febbraio.

 

Romano