21 giugno


Dalle 0900 di stamane, la radio VHF, annuncia un’avviso di burrasca forza 7 in corso nello Ionio settentrionale. Se lo avessero previsto con un po’ di anticipo avremmo organizzato differentemente la nostra traversata dello Ionio da Siracusa alla Grecia. Ora, non ci resta che ballare. Come già ci é capitato altre volte, quando dal forno, come per magia, con un fragore metallico che ricorda “bandir gennaio” escono orizzontalmente placche e griglie che volano sul divano della dinette, é in corso una burrasca. Il segnavento indica punte di oltre 30 nodi. Abbiamo ridotto tela ai minimi termini e le onde ci sbattono qua e là. Per rendere la navigazione un poco più confortevole, per qualche ora cambiamo rotta puntando più a sud, per tenere le onde al giardinetto, non appena il vento scende sotto i 30 nodi, riprendiamo la rotta verso est con A Go Go che un po’ saltella sulle colline d’acqua, un po’ ne viene investita sul fianco sinistro dai treni di onde che incalzano da nord. Il concerto é rimarchevole. Il violento tac tac delle drizze che picchiano sull’albero, il cigolio di alcune pulegge, i tonfi e colpi delle onde che frangono sullo scafo, i gemiti del timone che fatica a contrastare gli assalti del mare per rimettere in rotta la barca, la radio VHF che gracchia e le vele che sbattono svuotate per un istante dal vento a causa delle massa d’acqua che squilibra la barca. La vediamo arrivare anticipata da un rombo, sollevare A Go Go come un fuscello e spumeggiare, piena di schiuma bianca effervescente, soddisfatta di averci mostrato chi é che comanda qui.

Di notte, poi, i rumori si amplificano. Le sentiamo arrivare una dopo l’altra fra le urla del vento. A dipendenza del fragore che fanno, capiamo già con qualche decimo di secondo di anticipo se é il caso di tenersi aggrappati con entrambe le mani o se soltanto un movimento ondulatorio di equilibrio del corpo potrà compensarne l’effetto. Con una certa regolarità ne arrivano tre, ravvicinate, alte un po’ più delle altre (sui 4 metri ?) e ripide. Le abbiamo chiamate le “tre sorelle”. La prima solleva la barca e la piega su un fianco fino ad accarezzarle la falchetta sul lato sottovento. A Go Go non fa nemmeno in tempo a raddrizzarsi che già arriva la seconda, incalzante, beffarda, a farla ondeggiare su entrambi i lati. A Go Go sembra un pugile sotto i micidiali pugni dell’avversario. Barcolla, tenta di riprendere la rotta, fra la schiuma e i monumenti d’acqua che le ostacolano i passaggio. Poi arriva la terza, ancora più subdola e perfida. Fa intraversare A Go Go vanificando per qualche istante l’effetto del timone. Ecco, hanno raggiunto il loro scopo. Rendere ingovernabile la barca. Farci sentire completamente in balia degli elementi, inermi, impotenti, alla loro mercé. Poi però, lanciato il suo inequivocabile monito, il mare, generoso e solenne, molla la presa. Solida, forte e tenace, A Go Go riprende la sua rotta fra le masse d’acqua e d’aria in movimento. A noi non resta, ancora una volta, che dire in cuor nostro “capito”. Siamo briciole di energia, tasselli infinitamente piccoli dell’Universo, di passaggio su questa Terra. Nulla più.

 

Romano