7 settembre
La sesta é entrata nella sua sede. Ancora un quarto di giro con il cacciavite e ci siamo. Ecco fatto, l’elica di prua é rimontata. Riemergo e con l’erogatore ancora in bocca confermo a Luana : “ok”. Avevamo temuto il peggio. Entrando in porto a Patmos abbiamo calato l’elica di prua per la manovra. Tac, bzzzz. Questi rumori li avevamo già sentiti alle Vanuatu, quando l’elica si era inabissata. Anche stavolta é partita. Un colpetto di marcia avanti, poi riprendiamo la retromarcia; l’ancora é già sul fondo. Pazienza, faremo a meno dell’elica di prua. Ormeggiamo con facilità, vista la scarsità di vento. Mentre Elvis parte a cavallo di un quad per esplorare l’isola, noi valutiamo il guasto. Con l’assistenza in superficie di Luana che mi segue sul gommone per evitare che qualche barca in arrivi mi cali addosso l’ancora, mi immergo nella brodaglia torbida del porto per cercare l’elica. La mia solita fortuna mia esiste anche stavolta. Seguendo la catena arrivo all’ancora, a circa sette metri di profondità. Palpeggio un raggio sempre più ampio finché, adagiata sul fondo melmoso, la scorgo. Le viti bianche in nylon risaltano. Esulto. Non avremmo potuto procurarci un’elica di ricambio prima di ottobre. La riporto in superficie e Luana esclama “mio eroe”. Tempo mezz’ora ed é rimontata. All’ora dell’aperitivo serale ripensiamo alla nostra partenza, cinque anni fa. Un incidente del genere ci avrebbe scoraggiati e messi in ansia. Oggi é solo una seccatura. Finché la barca galleggia, un rimedio si trova sempre.
Romano