Hamos Meneghelli

Quali motivazioni vi hanno spinti ad affrontare la traversata atlantica ?
Devo dire che è nata un po’ per caso, diversi anni fa parlando con Romano e Luana circa la loro intenzione di circumnavigare la terra; pian piano l’idea inizialmente embrionale si è fatta strada concretizzandosi, diventando presente ed ora passato. Le motivazioni sono essenzialmente quelle della ricerca dell’avventura, di una nuova esperienza soprattutto, un’esperienza che non capita tutti i giorni e che mi sembrava un’opportunità da cogliere.

Come vi siete preparati per questa impresa ?
La vera preparazione, assolutamente inconscia, è iniziata attraverso la formazione di skipper diversi anni fa e le successive navigazioni, soprattutto mediterranee; nello specifico, i mesi che hanno preceduto la partenza sono stati molto intensi; da una parte la volontà - o meglio l’esigenza - di organizzare al meglio l’attività professionale così che abbia avuto modo di procedere al meglio anche in mia assenza; allo stesso modo il pensiero era rivolto ai cari che rimangono in Ticino, a Sandy, e anche qui la volontà di lasciare il meno attività possibili pendenti, soprattutto visto il trasloco appena effettuato e la situazione famigliare. Per quanto concerne la parte di pratica del viaggio ho rispolverato teoria e concetti di navigazione a vela acquisiti tempo fa ed un po’ arrugginiti...
Sicuramente utili sono poi state le testimonianze di chi, prima di me, ha già avuto esperienze di traversate atlantiche e senza dubbio utili i giorni passati a bordo di Emocion quest’estate nelle isole greche con amici che per diverso tempo hanno vissuto in mare.

Quali erano i vostri dubbi o paure prima di salpare ?
Paure non ve n’erano, preoccupazioni forse si. Non ho mai affrontato navigazioni lunghe senza mai vedere la terra e soprattutto senza mai potersi ancorare in una baia tranquilla. Il mal di mare era quindi una prima preoccupazione, come reagirà il mio corpo? La forza del vento e del mare, possibili collisioni con container o balene in superficie e in generale aspetti legati alla sicurezza erano anch’essi certamente fonti di preoccupazione. Da ultimo la speranza che l’ambiente a bordo potesse sempre mantenere una certa armonia, ingrediente indispensabile per una traversata di successo.

Che compiti svolgevate a bordo ? come era organizzata la vostra giornata ? vi siete mai annoiati ?
a. I primi giorni sono stati utili per conoscere bene la barca e definire compiti e attività. Per quanto concerne la vita a bordo, compatibilmente con le proprie capacità e stato di forma fisica ci si alternava con la cucina e le attività giornaliere. Per quanto concerne la parte più tecnica legata alla navigazione e alle manovre ero “addetto” a winch e alla regolazione delle vele e, con gli altri, al controllo della rotta e delle andature rispetto alla direzione del vento.
b. La giornata era soprattutto scandita da due momenti principali: il pranzo ed i turni di guardia che variavano di giorno in giorno; il primo turno iniziava alle 20:00 con cambio a rotazione ogni 2 ore fino alle 8:00 del mattino.
c. Durante i primi giorni tutto era una novità; la scoperta e conoscenza della barca, la pratica con le manovre, il sonno arretrato la lettura ed i momenti di solitudine occupavano abbondantemente tutta la giornata; durante gli ultimi giorni di traversata, per contro, qualche momento di “noia” era più probabile.

Cosa vi sembra più difficile da sormontare nella vita di bordo ? cosa vi é mancato di più ?
Non ho avuto sensazioni di disagio; ho avuto modo in passato di condividere diverse settimane con persone diverse a bordo; ero abbastanza tranquillo circa le mie capacità di “adattamento” ed ero cosciente che, spesso, i rapporti personali a bordo sono la parte debole della catena. Nel nostro caso il clima a bordo é sempre stato buono e conviviale, ciò che ha reso certamente piacevole la navigazione. Evidentemente gli spazi, seppur generosi grazie alle dimensioni della barca, sono sempre quelli definiti dallo scafo e quindi minimi se paragonati a quelli che viviamo quotidianamente a casa. Camminare, muovermi liberamente senza vincoli e in modo stabile sono le costrizioni che più mi hanno fatto desiderare la terra ferma. Paradossalmente, inoltre, ho vissuto per giorni l’immensità dell’oceano come una forte restrizione; percepivo molto chiaramente, forse come un’oppressione, i limiti dell’orizzonte in cui la curvatura terrestre ci confinava, poche miglia e li finiva il nostro mondo prospettico, li finiva l’oceano.

Quali gli aspetti positivi e negativi di questa esperienza di navigazione oceanica ? vi sentite cambiati ? che cosa vi ha portato ?
Sono quel tipo di persona a cui piace vedere la parte mezza piena del bicchiere e credo quindi che anche eventuali aspetti negativi riferiti ad una particolare circostanza possano e debbano contribuire in modo costruttivo a definire un quadro positivo di un’esperienza; sono persuaso che è la somma di tutte le esperienze vissute che permettono continuamente di formare, modificare e far crescere la nostra personalità.
Credo, invece, troppo presto voler sapere se questa esperienza mi abbia cambiato ed in che modo; sono però certo che grazie a questa esperienza, guarderò probabilmente il modo con altri occhi, o meglio, con un’altra sensibilità.

Quali sono i momenti che ricordate con maggior piacere e quali i momenti da dimenticare ?
Ho apprezzato particolarmente i turni di guardia, momenti di vera solitudine e di introspezione; un rapporto privilegiato tra te e ciò che ti circonda, il cielo, le stelle come un tetto sopra la testa e formare uno spazio definito ed il mare, un’incessante presenza, a volte scomoda. Voglio condividere un passaggio calzante in cui Alessandro Baricco - Oceano Mare - (una delle letture) definisce il mare: “Dove inizia la fine del mare? O addirittura: cosa diciamo quando diciamo: mare? Diciamo l’immenso mostro capace di divorarsi qualsiasi cosa, o quell’onda che ci schiuma intorno ai piedi? L’acqua che puoi tenere nel cavo della mano o l’abisso che nessuno può vedere? Diciamo tutto in una parola sola o in una sola parola tutto nascondiamo? Sto qui, a un passo dal mare, e neanche riesco a capire, lui, dov’è. Il mare. Il mare.”

Con quale spirito tornate ora alle vostre occupazioni abituali ?
Con uno spirito alto! Sono felice di rientrare da coloro che mi aspettano in Ticino e condividere con loro la mia esperienza; sono pure felice di ritornare alla mia attività professionale, ma soprattutto rientro in Ticino con la consapevolezza e la voglia di affrontare nuove esperienze, nuovi progetti, uno in particolare...!

 

Mauro Antonini

Quali motivazioni vi hanno spinti ad affrontare la traversata atlantica ?
La prima motivazione fra tutte sicuramente era quella di consolidare le mie conoscenze di skipper, l’occasione era allettante e valeva la pena coglierla.
Come vivrò un periodo così lungo in mare? come saranno le mie reazioni personali? come mi comporterò con i compagni di viaggio dovendo vivere con loro in un spazio ristretto e senza toccare terra per diversi giorni? Motivazioni, scopi, finalità, certamente elementi che sono intervenuti per decidere di affrontare questa avventura alla ricerca dei propri limiti a contatto con un elemento vitale del nostro pianeta. Ho già in parte individuato le risposte ai quesiti e che concorreranno a migliorare le mie competenze sociali e conoscenze di mare, senza ombra di dubbio il primo sentimento è positivo.

Come vi siete preparati per questa impresa ?
Il ritmo dell’attività lavorativa e il vivere intensamente il mio tempo libero, passandolo con i miei cari che avrei lasciato a casa per un mese, non mi hanno lasciato un grande spazio ad una preparazione specifica particolare.
Gli aspetti tecnici, come avvenuto, li avrei direttamente rinfrescati a bordo. Per affrontare questa avventura bisognava allenare la mente, infatti questo aspetto dal mio punto di vista avrebbe giocato un ruolo importante, in questo contesto ho riflettuto tanto a che cosa andavo in contro, individuando le possibili conseguenti problematiche e dando delle risposte a quelli che potevano essere gli scenari da gestire.
Questo “allenamento” lo eseguivo alla sera in momenti di tranquillità, gustando un buon sigaro accompagnato da un Porto di qualità, oppure poco prima di addormentarmi.

Quali erano i vostri dubbi o paure prima di salpare ?
In sostanza due:
Il primo legato al mio comportamento e tenuta per un periodo così lungo in mare, visto che un’esperienza analoga a questa non l’avevo mai affrontata. Non avevo dei grossi dubbi ma l’interrogativo era d’obbligo.
Il secondo era legato all’armonia di gruppo o “ciurma”, senza affiatamento e clima sereno difficilmente si può affrontare una traversata di questo genere.
Sicuramente si partirà da una costa e si raggiungerà quella opposta ma con che tensioni e stress. Nel nostro caso tutto è andato in modo, direi, perfetto.

Che compiti svolgevate a bordo ? come era organizzata la vostra giornata ? vi siete mai annoiati ?
I compiti andavano dalle attività in coperta, alla pesca, al tempo da dedicare alla cucina, alla risoluzione di imprevisti - alla faccia di tanti corsi sulle dinamiche di gruppo - al ripassare aspetti legati alla sicurezza e alle conoscenze sulla navigazione di diporto, senza dimenticare la lettura, il riposo o il gustarsi l’oceano seduto a prua lasciando che l’acqua ti sfiorasse i piedi.
L’assenza di vento per ben due giornate addirittura è stato un momento propizio per fare il bagno in mezzo all’oceano, alla faccia dei Carcarinus Lungimanus. (Squalo d’altura estremamente pericoloso per l’uomo).
Una volta partiti e preso il ritmo tutto roteava attorno ai turni notturni. Tappe fisse erano la colazione, il pranzo e la cena ..... senza dimenticare le agguerrite partite di “Triominos”.
Verso la fine della Traversata la noia, a tratti, si é fatta sentire; questa sensazione l’ho percepita specialmente quando ci pensavo, quindi, meglio era trovare qualche cosa per tenere occupata la mente.

Cosa vi sembra più difficile da sormontare nella vita di bordo ? cosa vi é mancato di più ?
Riferendomi sempre alla traversata, senza ombra di dubbio l’abituarsi a vivere sempre in movimento.
Addirittura anche di notte il corpo non è rilassato e deve continuamente contrastare il rollio, il beccheggio o l’imbardata del natante, puntellandosi da qualche parte in cabina.
Lasciare una tazza di tè o il vasetto del miele sul tavolo poteva tramutarsi rapidamente in un problema.
Quello che più mi è mancato... mia moglie Darma e i miei cari.

Quali gli aspetti positivi e negativi di questa esperienza di navigazione oceanica ? vi sentite cambiati ? che cosa vi ha portato ?
Francamente non ho riscontrato aspetti negativi, se veramente devo citarne uno è il movimento della barca dovuto alle onde - come ho avuto modo di spiegare prima - che in certi momenti della navigazione hanno raggiunto anche sei metri... in ogni caso è così non ci si può fare niente, è il mare che comanda.
Aspetti positivi ce ne sono tantissimi, dall’ambiente che si è creato a bordo, dalla cucina - sempre operativa in condizioni difficili ma di alta qualità - al pescato, agli imprevisti limitati, ai turni notturni che passavano velocemente... potrei continuare ma mi fermo qui.
Non mi sento in nessun modo cambiato, ma nel sacco dell’esperienza tante cose ho aggiunto e mi sento più vicino al mare avendo vissuto per sedici giorni con lui.
Consapevole in ogni caso che con il mare è impossibile tessere un rapporto di amicizia ma solo di rispetto.

Quali sono i momenti che ricordate con maggior piacere e quali i momenti da dimenticare ?
I turni notturni li ricordo intensamente, perché ero solo con il mare.
Questa solitudine di due ore - era obbligatorio per evidenti motivi di sicurezza che un membro dell’equipaggio a turno fosse sveglio - mi ha reso consapevole di avere tempo per pensare, di sentire, di rendersi conto che si era sospesi in uno spazio immenso che rispetto all’universo era un nulla e che immediatamente di fianco a me c’era il pericolo, immaginate di cadere in acqua di notte...!
Ma la cosa più bella era pensare ai miei cari rimasti a casa e alla piacevole sensazione che mi vogliono bene.
Non ho momenti da dimenticare e spero che tutto quanto vissuto intensamente in questi sedici giorni rimanga indelebile nella mia mente, purtroppo, anche se ho scritto un diario di bordo particolareggiato, il tempo sbiadirà i ricordi e certi momenti vissuti scompariranno.

Con quale spirito tornate ora alle vostre occupazioni abituali ?
Sono veramente contento di terminare questa esperienza e di ritornare a casa, ritrovando le persone che fanno parte del mio cerchio più intimo.
Lo spirito che mi permetterà di tornare alla mia vita abituale sarà quello che mi contraddistingue da sempre ed è funzionato anche durante questa traversata.
Positività, il non vedere i problemi ma solo le soluzioni, il non prendersi troppo sul serio, e quando le cose vanno storte è il destino che lo vuole ma specialmente: “Tutto sorge e passa”.