26 agosto 2011

Nel 2011, mi aveva colpito un interessante articolo di Claudio Visentin apparso sul settimanale Azione (n. 02 del 10 gennaio 2011) nella rubrica “Viaggiatori d’occidente”. Ispirandosi all’influente blog statunitense The Huffington Post (www.huffingtonpost.com) che pubblicava un elenco di oggetti e abitudini in via di estinzione a causa dell’evoluzione tecnologica, come ad esempio videocassette, videoregistratori, CD Rom, libri cartacei, fax, elenchi telefonici, pellicole fotografiche e agenzie di viaggio. Visentin, con un po’ di nostalgia, puntava l’indice sulle carte geografiche, sempre più soppiantate dai navigatori satellitari, portatili ed economici, addirittura integrati nei nuovi smartphone. L’invenzione delle mappe - ricorda - precede quella della scrittura e del denaro, poiché rappresentano la risposta ad un bisogno primario, quello di collocarsi in un luogo e di rappresentarlo in forme comprensibili anche agli altri. La loro epopea risale al tempo delle grandi esplorazioni atlantiche. Allora, le carte geografiche, venivano considerate preziose come tesori per le informazioni che contenevano. Le monarchie di Spagna e Portogallo le conservavano in luoghi segretissimi, come si conviene a strumenti finalizzati alla ricchezza e al potere. Vero é che dietro una carta geografica si cela un’eccezionale quantità di conoscenza accumulate lungo i secoli da generazioni di esploratori, avventurieri, soldati, viaggiatori, mercanti, missionari, con le relative storie di oceani attraversati, nuove terre avvistate e scoperte, conquistate, colonizzate, cedute e perdute; vecchi miti frantumati. Senza dimenticare le guerre, i genocidi, i popoli ridotti in schiavitù e deportati, le foreste abbattute, città costruite e confini tracciati. Non per nulla in ogni epoca le carte geografiche furono copiate, trafugante, vendute e comprate. Le ore che abbiamo trascorso in librerie specializzate a Milano e a Panama, alla ricerca di mappe nautiche in diverse scale per tracciarvi le nostre rotte e i punti nave, sono ormai sempre più uno sbiadito ricordo. Anche noi abbiamo sostituito quasi completamente la carta con l’elettronica. Attenzione però. La realtà digitale costituirà forse il nuovo mondo di una nuova umanità, ma il mondo vero, quello fisico che ci circonda, indipendentemente da quanto osserviamo sullo schermo, ci aspetta là fuori come sempre, con le sue minacce, i suoi cambiamenti e le sue opportunità, per non farci dimenticare che il vero viaggio é viaggio reale, faccia al vento e sorprese a non finire, come quella che abbiamo avuto a Mopelia dove il plotter cartografico indicava l’ingresso della passe un centinaio di metri a ovest di dove questa stava veramente. Avessimo riposto totale fiducia nello strumento elettronico facendo astrazione dei nostri sensi, a quest’ora staremmo raccontando la tragica storia di un naufragio.

Romano