Il diario di viaggio
Help, help !!!
12 agosto
“Can you help me ?” sentiamo mentre facciamo la siesta in coperta. Il vento forte attutisce ogni rumore, ma le grida di aiuto giungono forti e chiare. “Can you help me ?” insiste una voce femminile che ci fa scattare in piedi per guardarci meglio attorno. A sinistra, una barca a vela bianca e verde (in barba alle superstizioni) si affianca. Una donna sulla sessantina dai lunghi capelli bianchi e crespi, invoca il nostro aiuto per gettare l’ancora. Un primo tentativo effettuato un quarto d’ora fa deve essere fallito, perché dopo pochi minuti si é ritrovata in mare aperto con l’ancora penzoloni. Saltiamo sul gommone e ci affianchiamo. Luana sale a bordo sorpresa di incontrare una navigatrice solitaria. Macchine avanti, pochi metri e la catena azionata da Luana scende giù su un fondale sabbioso a tre metri di profondità. Thierry, americana, ci ringrazia. Suo marito é morto due mesi fa. Da allora naviga sola, o meglio, con il proprio cane, che però nelle manovre é un po’ goffo. Era diretta a Symi, come noi, ma il forte vento l’ha costretta a tornare indietro e a rifugiarsi nella baia a sud del Marina dove anche noi attendiamo il momento propizio per dirigere a nord-ovest.
Romano
Maria
8 agosto
Anche qui a Castellorizo sono tutti in attesa di Maria. Stamane, nei bar del porto non si serviva l’espresso. Solo caffè greco prodotto con l’acqua minerale in bottiglia. In tutto il Dodecaneso lo scorso inverno avrà piovuto si e no tre giorni. I serbatoi delle case sono vuoti, come le cisterne del comuni. Perciò, Maria, la nave cisterna, ha un gran da fare nel percorrere in lungo e in largo il Dodecaneso. Salpa da Rodi con la linea di galleggiamento bassa sul livello del mare. Carica il più possibile. Ogni goccia conta per gli abitanti delle isole in cui non ci sono sorgenti o dissalatori. Poi, naviga lenta, fino alle isole più remote, come Castellorizo, l’ultimo avamposto meridionale greco, accompagnata dalle inquietudini e dalle speranze degli abitanti e dei loro ospiti, ma anche dai ristoratori e datori di alloggio che si sforzano di soddisfare i pochi turisti temerari che hanno avuto il coraggio di arrivare fin qui nonostante gli spauracchi diffusi dai media. Per i servizi resi meriterebbe di essere ribattezzata “Santa Maria”.
Romano
Mattino a Castellorizo
9 agosto
Risvegliarsi in rada dopo una notte calma e serena, zeppa di stelle e accarezzata da una leggera brezza, é sempre un’esperienza magnifica. La barca alla fonda sembra riposare pure lei, dopo tante battaglie. Ci culla lievemente, come volesse assecondare benevolmente il nostro lento risveglio. La tuga é bagnata di rugiada, ma il sole sta facendo capolino da dietro le montagne della Turchia. Come un proiettore in uno spettacolo, con i suoi raggi illumina dapprima le rovine del castello che sovrasta la baia, poi, aumentando il volume, accende le case color pastello che al primo colpo d’occhio, per chi arriva e osserva, sembrano un caldo e accogliente abbraccio. A tratti, da terra, giunge il profumo di erbe mediterranee. Salvia, timo, rosmarino. Già se ne stanno servendo le api per fabbricare lo squisito miele locale di cui fra poco, mescolato allo yogurt denso e cremoso, abuseremo senza ritegno a colazione. Una mezza dozzina di tartarughe di mare nuota pacifica attorno alla barca. A turno emergono, scorgiamo la testolina illuminata dal sole, sbuffano per prendere aria. È come un invito a volerle raggiungere. È il momento di un tuffo, splash.
Romano
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