Il diario di viaggio

2 aprile

Si dice che l’armatore (proprietario) di una barca sia felice due giorni : il giorno dell’acquisto e quello della vendita dell’imbarcazione. Fra questi due, ci sono tanti giorni di duro lavoro a pulire, rassettare, riordinare, sostituire, riparare, e tante spese da affrontare. È incredibile come sole, mare e vento, con la complicità della salsedine e della sabbia finissima che si intrufolano ovunque, contribuiscano a deteriorare i materiali. Vetroresina, plexiglass, alluminio, acciaio, legno, tessuti, cavi e cime. Nulla si salva dalla legge dell’impermanenza.

 

Partite Nella, Franca e Mirto, abbiamo rivoltato la barca come un calzino svuotando anche i più reconditi stipetti con lo scopo di scaricare il più possibile. Pezzi di ricambio, oggetti di artigianato polinesiano, conchiglie, libri, attrezzi mai utilizzati, vestiti, scarpe, pentole e stoviglie in esubero, materiale subacqueo. Tutto passa al setaccio e affronta il dilemma del tricuspide : regalare, buttare o a casa. Così, alcuni oggetti ancora funzionanti (ferro da stiro da viaggio, piccolo aspirapolvere a batteria, forno ad aria calda) vengono lasciati in testa al molo principale dove chi vuole può servirsi (tempo 20’ e scompare tutto); altri finiscono nel centro di raccolta dei rifiuti; gli ultimi vengono impacchettati in grosse borse che riporteremo a casa prima di affrontare, leggeri e sgravati da tanta zavorra, la stagione estiva. È incredibile quanta roba abbiamo potuto accumulare (e stivare !) in barca durante questi cinque anni. Siamo quindi consapevoli del fatto che, parallelamente all’operazione “repulisti” occorrerà un (faticoso) cambiamento di mentalità. Contrariamente al Pacifico dove ogni cosa, anche portata dal mare sulla piaggia di una sperduta isola deserta, con un po’ di ingegno, poteva trovare un impiego a bordo, qui non serve accumulare roba. Tutto o quasi é a portata di mano nei numerosi negozi di nautica e bricolage. Ci possiamo quindi rilassare e prendere congedo dalla nostra precedente occupazione di saltuari rigattieri del mare.

Romano

20 marzo

Una delle sporadiche occhiate al telefonino che in questi giorni langue adagiato sul tavolo da carteggio mentre noi ci occupiamo delle pulizie e di piccola manutenzione, ci segnala l’arrivo di un SMS. Proviene curiosamente da una barca del CCS (Cruising Club Svizzero) che da Malta fa rotta sul porto turistico di Marina di Ragusa. Essendo domenica - ci spiegano in poche parole - non sono riusciti a contattare gli uffici del porto. Vorrebbero un posto barca per la notte. Un po’ perplessi ci rivolgiamo all’ormeggiatore di turno, Rosario, che si prodiga subito per organizzare l’approdo. Con la sua radiolina non li sente ancora. Quindi facciamo da ponte radio per le informazioni necessarie. Come avranno fatto a sapere che siamo qui e a trovare il nostro numero di telefono ? Il mistero si svela poco dopo il loro arrivo. Uno degli skipper a bordo é Jean-Marc, ex agente di polizia del Canton Vaud. Da quando é pensionato alterna crociere a vela con il CCS e - accompagnato dalla moglie che soffre il mal di mare - navigazioni a motore lungo i fiumi e canali europei. Non si era mai manifestato, ma segue il nostro sito da parecchio tempo, ci spiega nel corso della bicchierata che precede la cena. Ecco come diavolo ha fatto a scovarci.

 

Romano

23 marzo

 

Gli amici che ospitiamo a bordo in questo periodo ci danno l’opportunità di visitare a più riprese le varie città barocche del Ragusano e di scoprire di volta in volta nuovi spunti di grande interesse.
Insieme a Paolo e Flavio che hanno trascorso con noi una breve vacanza, siamo tornati con grande piacere a Ragusa Ibla, Donnafugata, Modica, Noto, Punta Secca e Scicli. Proprio a Scicli, uscendo dai percorsi del commissario Montalbano, siamo capitati quasi per caso sui “cavernicoli” di Chiafura. Le grotte di Chiafura, scavate nella montagna di San Matteo, sono state abitate da alcune migliaia di persone fino al 1959, anno della costruzione delle case popolari. Un insediamento trogloditico che é anche luogo della memoria per la condizioni di miseria, al limite dell’umano, in cui gli aggrottati, persone poverissime, erano costrette a vivere in alloggi scavati nella roccia, umidi, malsani, fetidi e sprovvisti di servizi igienici. Altro che Flintstones.

Romano