Il diario di viaggio
Rieccoci !
9 marzo
Scusate la lunga pausa. Quelli che si sono lamentati di non poter leggere da ormai diversi giorni le nostre peripezie hanno ragione. È che ci abbiamo messo un po’ a riprenderci dal nostro soggiorno in Ticino. Abbiamo messo piede in terra di Sicilia vergognosamente appesantiti (+ 5 kg), pallidi, flaccidi e malaticci. Se non fosse per il piacere di rivedere figli, parenti e amici potremmo dire che l’aria di casa é davvero poco salubre per noi. Due mesi e mezzo sono volati senza che ci fosse il tempo di incontrare tutti gli amici che ci eravamo proposti di ritrovare. Ci dispiace. La prossima volta cercheremo di organizzarci meglio.
Appena messo piede a Palermo la nostra vitalità ha dato chiari segni di ripresa. Risultati ancor migliori li abbiamo conseguiti arrivando a bordo di A Go Go e riprendendo il nostro abituale ritmo di vita fatto di cose semplici, di incontri fortuiti, di curiosità per le belle cose. Qui in Sicilia di belle cose ce ne sono proprio tante. Una varietà incredibile di tracce che affondano le proprie radici nella storia dell’umanità, delle migrazioni, degli scambi dei commerci, delle credenze religiose e superstiziose. Ce n’é davvero per tutti i gusti.
Romano
Skipper isterico
10 marzo
Concitazione, urla, insulti pesanti richiamano la nostra attenzione mentre stiamo lavorando sottocoperta. Faccio capolino dal tambucio per capire cosa succede. Un grosso catamarano battente bandiera greca sta ormeggiando. Non c’é vento, le condizioni sarebbero ideali per un attracco silenzioso ed esemplare. Invece no. Lo skipper francese al timone, uno smilzo sulla cinquantina con codino e barbetta, sta sbraitando contro il giovane mozzo che a prua sta (invero un po’ goffamente) tentando di assicurare il cavo del corpo morto (blocco di calcestruzzo sul fondale) alla bitta. Solo che - complice l’agitazione e l’inesperienza - ha masso in tensione la parte di cavo che va al pontile, anziché dar volta a quella che é collegata al corpo morto, al centro del canale. Ovviamente, più lo skipper inveisce contro di lui, più lui si impanica e si paralizza. Oltretutto, a fine manovra, il cavo deve essersi impigliato nell’elica del motore. Il povero mozzo ansimante viene bruscamente inviato sott’acqua in costume da bagno per verificare il danno.
Fortunatamente nulla di grave, ma la scena é emblematica di come uno skipper non debba comportarsi in porto, soprattutto con un equipaggio inesperto. Inveire e urlare é assolutamente controproducente e si ritorce contro l’immagine del “capitano”. Lo dimostrano inequivocabilmente gli evidenti cenni di disapprovazione di quanti, attirati dal deplorevole evento - si sono avvicinati sul molo.
Romano
Si riparte
25 febbraio
Santino avrà la nostra età. Una pancia a salvagente gonfia la tuta da ginnastica grigia che indossa. È basso, barba grigia di tre o quattro giorni, capelli rossicci corti, occhi vispi con lunghe e dritte ciglia bionde, come quelle delle mucche. Giura di essere stato - in gioventù - un “tombeur de femmes”. Al punto che, per alcuni anni, nelle discoteche di Messina, lo pagavano per far bere le turiste che lo filavano. Poi, con il matrimonio, anche se sua moglie - gelosa - non ci crede molto, ha messo la testa a posto. Ha lavorato a Friborgo, poi a Quinto. Conosce bene la Svizzera. Ora fa il camionista. Una volta per settimana carica il suo articolato sul traghetto Genova-Palermo. Lo conoscono bene qui alla trattoria degli operai del porto di Genova. Nonostante l’odore di fritto che ci rimarrà per mesi nelle ossa e l’arredamento consumato, l’abbiamo preferita ai più anonimi e asettici ristoranti del vicino centro commerciale. Solo qui si annusa la vera vita del porto. Santino ha tre figli ormai adulti. Due maschi e una femmina che occupa un posto particolare nel cuore di papà. Coincidenza : si chiama Luana. Gli brillano gli occhi quando ne parla. Danza classica e flamenco non le bastavano per vivere. Ha dovuto sconfinare nelle più moderne zumba e “plates” (probabilmente intendeva pilates), per spiccare il volo. Si é perfino comperata una Smart “con i soldi suoi”, ci dice orgoglioso. Si é fatto tardi. Fra qualche minuto, la lunga collana di veicoli in attesa dell’imbarco entrerà lenta nelle viscere de La Superba, il traghetto delle Grandi Navi Veloci, che ci trasporterà con la nostra auto a Palermo. Per noi, un modo un po’ diverso e inusuale di solcare il mare. Ma la sola vista di questo nostro grande amico, liquido e imponente, e il suo profumo di iodio e di pesce risvegliano in noi la sede di nuove avventure.
Romano
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