Il diario di viaggio
Le risate di una mosca
25 marzo
Luana dice che avrebbe voluto essere una mosca per seguire divertita il viaggio di Nella (sua mamma), Franca (sua zia) e Mirto (marito di Franca), i quali, dopo tante insistenze, vincendo la pigrizia legata all’età ormai non più adolescenziale, hanno accettato di volare in Sicilia per le vacanze di Pasqua.
Fra le imprese degne di nota figurano le immense difficoltà nel decifrare il tabellone dei voli in partenza da Milano per identificare il cancello giusto, i problemi e la colonna generati da Nella che “inspiegabilmente” non riusciva a far leggere il biglietto introdotto al rovescio dentro l’apparecchio automatico di registrazione dei passeggeri e infine, la fatica di Nella nello spingere e tirare la valigia prima che Franca si accorgesse che l’operazione veniva eseguita con le rotelle rivolte al soffitto. Nonostante questi piccoli disguidi, i viaggiatori sono giunti a destinazione : Aeroporto di Comiso.
Appena ci hanno visti hanno tirato un sospiro di sollievo. Da qui in poi pensiamo a tutto noi.
Romano
Stato interessante
27 marzo
Il pranzo di Pasqua si é celebrato al “Gatto Corvino”. Questo ristorante prende il nome dall’omonima contrada di Marina di Ragusa. Con Nella, Franca e Mirto abbiamo gustato il fiume di antipasti a base di formaggi, salumi, carciofi, zucca, fave e focacce; il primo con ottime trofie agli asparagi selvatici e pomodorini ciliegia, a seguire, verdure alla griglia e agnello al forno. Il nostro palato é stato deliziato da sapori, profumi e gusti tipici della regione. Una versa scoperta culturale, al punto che quando siamo usciti ci sentivamo tutti incinti al sesto mese.
Romano
Porto cane
13 marzo
Valicato il cancello dell’area di cantiere ci corre incontro trotterellando. Ci mette poco a studiarci. Sprizza simpatia da tutti i peli, tant’è che mi ritrovo subito la mano fra le sue fauci, in segno di reciproca fiducia e complicità. Porto, un Labrador, é il cane di tutti e di nessuno. È l’angelo del cantiere. Si muove indisturbato, coccolato e vezzeggiato dagli operai come dagli ospiti. È incredibile come nella concitazione dei lavori, fra gli spruzzi dell’idropulitrice, i rumori di sollevatori e gru in movimento, le polveri delle levigatrici orbitali e gli odori di solventi e vernici, la presenza di Porto generi armonia. La sua vista, come un parafulmine, mette a terra ogni preoccupazione, stempera ogni cruccio. Mi scappa da ridere, sentendo Alice, la piccola figlia di Biagio, il capo cantiere, che lo chiama “Porto cane”.
Romano
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