Notizie varie

Le storie raccontate dai vecchi marinai hanno radici che si perdono nella notte dei tempi, mescolano e intrecciano mitologia, leggenda e superstizioni.

Un'usanza vuole che una volta catturato un pesce la sua testa, che viene identificata con la sua anima, torni subito al mare. La coda invece viene appesa alle prime crocette dell'albero quale segno, agli altri pesci, che possono stare tranquilli essendovi a bordo pesce a sufficienza per sfamare l'equipaggio. Quando il pesce é terminato si getta la coda in mare quale avvertimento : la pesca ricomincia.

I girovaghi come noi hanno sovente necessità di comunicare con famigliari e amici, nonché di aggiornare il blog. A tale scopo esistono varie soluzioni, dalle più semplici ed economiche, alle più complesse e dispendiose. Fra le più semplici annoveriamo quella di entrare in un internet café o in uno degli esercizi pubblici - fortunatamente sempre più numerosi - dotati di wi-fi.

Qui a Hyeres ci siamo appoggiati sul Ristorante bar Mango Bay,

 

situato proprio all’interno del porto (Port La Gavine). Proprietario del locale é Stéphane, un ragazzo giovane e dinamico, che ci ha riservato una squisita accoglienza, tanto è che frequentiamo il locale due volte al giorno, mattina per il caffé e la lettura della posta elettronica e sera per l’aperitivo a base di Mojito da litro (vedi foto) e l’aggiornamento del nostro blog. Un paio di volte ci siamo concessi anche una cena e abbiamo apprezzato le tapas e il trancio di salmone al miele e senape, entrambi raccomandabili.


Luana Romano e Nicola

Bar e ristoranti dei porti sono luoghi privilegiati per incontri di tutti i tipi dai quali scaturiscono storie incredibili e divertenti.

Naviganti e marinai raccontano di esperienze singolari. Ecco qualche esempio.

Il capitano di una barca da charter in Croazia, salpando l’ancora per trasferirsi in un’altra baia aggancia qualcosa che assomiglia a un cadavere avvolto nella plastica. Per evitare chilometrici interrogatori che avrebbero compromesso la vacanza dei suoi clienti, ributta furtivamente l’ancora a mare in modo da liberarsi dell’imbarazzante fardello e, motore avanti tutti si dilegua.

C’è poi la storia di una ricca signora ottantacinquenne arrivata da chissà dove su uno yacht di 25 metri con equipaggio e gigolò ventiquattrenne. Le effusioni amorose del vigoroso compagno le procurano la rottura di una costola che costringono lo yacht ad una momentanea pausa di convalescenza ...

Delle numerose superstizioni marinaresche quella secondo la quale un ombrello a bordo porta sfortuna, ha trovato un testimone pronto a confermarla. Organizzata una gita in motoscafo, per ripararsi dal solleone una partecipante ha portato con sé un ombrello. Appena guadagnato il largo il motoscafo rimane senza carburante a parecchie miglia dalla costa. A nulla valgono i tentativi di chiamare soccorso con il cellulare. Non c’é campo. Non resta che impugnare i remi e avvicinarsi sufficientemente a riva per ricevere il segnale e chiamare soccorso.

A volte alcune storie hanno anche un pizzico di magia, come quella dell’anziano che tutti i giorni si recava in bicicletta nella zona del porto per pescare. Per non farsela fregare la attaccava ad un palo con un bel lucchetto. Ecco che un giorno la bici non c’é più. Il catenaccio rimane però misteriosamente intatto e chiuso sul palo. Quando l’anziano arriva sul posto e vede il lucchetto esclama : “E chi l’é ? Houdini ?”

Crew A Go Go

Mai avrei pensato di dover ricorrere alla Banca di Francia per prendere un caffé con una brioche.

Decidiamo di trascorrere alcuni giorni in Francia alla ricerca della nostra barca ideale, siamo siamo nel maggio del 2010.

In autostrada ci fermiamo per il pieno di benzina: 70 Euro. Avevo prelevato gli euro presso una banca del nostro cantone, alcune banconote da 500. La moneta se ne era andata per pagare i tratti autostradali. La cassiera mi guarda e candidamente mi dice che non è autorizzata ad incassare i pezzi da 500. Incredula pago con la carta di credito. In serata arriviamo a La Rochelle, porto di mare e luogo molto turistico. In albergo chiedo di poter fare moneta. “Non madame” e aggiunge “non accettiamo banconote da 500 e nessuno le accetterà qui in Francia. Dovrà aspettare domani per cambiarla alla banca qui accanto che apre alle 0830”. Ceniamo e mi dico, ci provo, pago con la mia banconota da 500 ma no, anche qui non l’accettano. Utilizzo di nuovo la carta di credito.

L’indomani alle 0830 siamo in banca dove finalmente crediamo di poter cambiare. “Oh non, madame, noi non facciamo moneta, nessuna banca le cambierà mai le 500 euro a meno che lei non voglia aprire un conto presso di noi, depositare i 500 euro e prelevare pezzi di piccolo taglio”. Gentilmente le dico che veniamo dalla Svizzera e che non abbiamo nessuna intenzione di aprire un conto in euro presso una banca francese. Vengo quindi invitata a rivolgermi a “La Poste”, loro cambiano.

Ci incamminiamo per le suggestive viuzze medievali della cittadina di mare e troviamo “La Poste”.

La cassiera nega subito che possa cambiarci questa banconota, non si fa, nessuno lo fa. Cominciamo a spazientirci e ci chiediamo perché mai le emettono, queste banconote ? La capoufficio si accorge del nostro crescente imbarazzo e si avvicina proponendoci due soluzioni, potremmo acquistare una serie di cartoline già affrancate per 6 euro, pagare con le 500 e ricevere il resto, oppure recarci alla Banca di Francia che – forse – ci cambia la banconota. Decidiamo di acquistare le buste. In effetti però le banconote da 500 sono più d’una, ma è escluso chiedere di cambiarci anche le altre. Con queste banconote proviamo alla Banca di Francia. Prima di uscire la capo ufficio ci illumina sul motivo per il quale non verrebbero accettate le banconote da 500 euro, dice che ce ne sono in circolazione troppe false, le chiedo allora perché con l’acquisto delle buste abbia accettato la banconota, mi risponde che è per farci un favore e che si assume personalmente il rischio di ricevere un biglietto falso.

Siamo alla Banca di Francia. Citofoniamo, ci fanno entrare uno alla volta attraverso due passaggi videosorvegliati. Ci indirizzano allo sportello dove si cambia la moneta fuori corso (l’ormai scomparso franco francese) un gentilissimo impiegato ci esterna tutta la sua meraviglia scrollando il capo dopo aver ascoltato le nostre peripezie monetarie. Si dice dispiaciuto che in un Paese turistico vi sia questa diffidenza verso le banconote ed è prontissimo a cambiarla.

Ci aspettiamo quindi finalmente una rapida operazione che ci consentirà di fare colazione.

L’impiegato chiede un documento di identità e attraverso il vetro blindato ci passa un formulario da riempire con tutti i dati personali – compreso il numero di telefono – e la provenienza del denaro. Riprende i nostri dati sul computer con non poche difficoltà e si fa aiutare da un collega. Dopo una buona mezz’oretta si ripresenta allo sportello e finalmente ci consegna l’anelata moneta.

Sono le 1030 siamo seduti in un bar del porto: “Per favore due caffè e due brioches !”

Luana