Notizie varie
In sella agli alisei
Il nostro giro del mondo in barca a vela percorre essenzialmente le rotte tropicali, nella fascia compresa fra i 30° di latitudine nord e i 30° di latitudine sud, dove le temperature sono miti, la navigazione - tutto sommato - facile e la meteorologia favorevole a condizione di rispettare il ritmo delle stagioni.
In genere, lungo questa rotta, dominano gli Alisei, venti che soffiano tutto l’anno da est verso ovest. Quindi, per chi naviga da est verso ovest, con comode andature di poppa. Sin dai tempi delle grandi scoperte, questi venti, costanti e affidabili, aprirono un varco al commercio marittimo. Non é un caso che venissero chiamati “trade winds” o venti del commercio. Il problema che stiamo però affrontando ora in vista del nostro rientro in Mediterraneo, é legato non solo alla minaccia dei pirati somali nel golfo di Aden, bensì pure alla meteorologia nell’oceano Indiano, che si rivela un po’ più anomala. Infatti, l’Aliseo, c’é solo sotto l’Equatore. Più a nord (nell’area dove ci servirebbe per puntare verso il Mar Rosso) ci sono i Monsoni, venti meno prevedibili. Si tratta di venti stagionali, generati dal diverso riscaldamento delle masse continentali di Australia, India e Africa. Ogni sei mesi ruotano, intercalati da lunghi periodi di calma che nell’Indiano settentrionale possono dare origine a groppi con forza di burrasca. Da maggio a settembre prevale il Monsone di Sud-Ovest che soffia dall’Africa verso l’Asia. È un vento deciso, sui 20-25 nodi che porta con sé aria umida e calda, temporali anche violenti, rovesci e mare mosso. Il Monsone di Sud-Ovest é seguito da un periodo di calme che dura da ottobre a novembre. Poi, da dicembre ad aprile arriva il Monsone di Nord-Est, più regolare e moderato (sui 20 nodi), porta con sé aria più asciutta, cieli sereni e mare calmo. Il periodo compreso fra dicembre e aprile é quindi quello più favorevole per attraversare l’Oceano Indiano e risalire il primo tratto del Mar Rosso.
Per questo, un tempo, le barche a vela che intendevano rientrare in Europa, convergevano tutte sulla costa occidentale dell’India verso novembre-dicembre e lì attendevano, ancorate in qualche baia, gli indizi dello stabilizzarsi del Monsone di Nord-Est con cui spiegare le vele e dirigere la prua sull’Oman, lo Yemen e il Mar Rosso, porta d’entrata in Mediterraneo.
Oggi - purtroppo - non é più così. Quasi tutte le barche a vela, fatte salve rarissime eccezioni, preferiscono circumnavigare l’Africa per rientrare in Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra, piuttosto che affrontare il rischio di essere assaliti e magari presi in ostaggio dai pirati. Un dilemma che si presenta anche a noi, desiderosi di riabbracciare i miei genitori che abitano sulle sponde del Mar Rosso.
Romano
Vietnam trasporti speciali
In tutta l’Asia la motoretta non é solo un mezzo di locomozione famigliare sul quale interi nuclei di uno a sei persone si spostano contemporaneamente, bensì pure mezzo di trasporto per merci di ogni genere, dal foraggio, al legname, agli animali, al riso, ai tessili, ai rifiuti o addirittura strumento da traino per tronchi, carretti e persino casse da morto.
Bicicletta o motoretta diventano così negozio, ristorante, bar, gelateria, macelleria, pescheria, ufficio, strumento di propaganda (se munito di megafono) o anche mezzo per rimorchiare le ragazze.
Fra i giovani di città la Vespa (quella vera da USD 3000 e non l’imitazione cinese che ne costa circa 300) rappresenta l’agiatezza alla quale mirano ormai quasi tutte le ragazze di città.
Quello che più ci ha impressionati in Vietnam é il quantitativo di merce (in volume e peso) che chi fa uso delle due ruote é in grado di trasportare. Tutto ciò - ovviamente - va ben al di là di quanto prevede il codice stradale. Ma come diceva la nostra guida del sud Vietnam, “c’est interdit mais ce n’est pas défendu”. Sottile ma fondamentale sfumatura.
Romano
Come scegliere un bufalo
Dovesse capitarvi di acquistare un bufalo al mercato, eccovi alcuni piccoli suggerimenti per scongiurare imbrogli e selezionare un buon animale.
Anzitutto deve trattarsi di un animale adulto. Gli animali troppo giovani rappresentano soltanto un costo e non sono ancora in grado di lavorare nei campi. Un animale buon camminatore e buon lavoratore si caratterizza per zoccoli piccoli e gambe sottili. Quando cammina le zampe posteriori non devono toccare le zampe anteriori, altrimenti inciampa e cade. Le gobbe sul dorso vanno bene, ma non sul collo. In questo caso l’animale potrebbe essere prossimo al decesso. Le corna devono avere una bella forma a mezza luna così da formare una “u” in modo da facilitare l’applicazione del giogo. L’età dell’animale é deducibile dalla dentatura.
Vi auguriamo tante soddisfazioni con il vostro nuovo bufalo.
Romano
Il Kris
A metà fra spada e pugnale, il kris, é anzitutto un oggetto mistico da trattare con il massimo rispetto. Originariamente appannaggio di aristocratici giavanesi e balinesi, conformemente alla tradizione si trasmetteva di padre in figlio, faceva e fa ancora parte integrante dell’abito da cerimonia indossato dai gentiluomini, di cui indica il rango sociale. Carico di magia, il kris, avrebbe poteri soprannaturali in grado di avvisare il suo proprietario - attraverso le vibrazioni percepite da lui solo - di un pericolo imminente. Così, il proprietario del kris pulisce e lucida la sua arma con grande cura, la conserva in un luogo privilegiato e presta estrema attenzione a ogni stridore o tintinnio proveniente dalla lama e dal fodero, nel cuore della notte. A questo pugnale si attribuisce il potere di scacciare le forze del male. Oggetto sacro che si supponeva avere un’anima, il kris, poteva bastare a rappresentare il suo nobile possessore laddove questi non poteva recarsi. Questa dimensione conferiva all’armaiolo (empu) che forgiava il kris, un’aura sociale e spirituale intrisa di sacralità. La sua abilità e il suo sapere erano considerati doni degli dei. Il significato simbolico del kris si manifesta essenzialmente nella maniera in cui la lama é incurvata e martellata. Asimmetrica, diritta o ondulata (con un numero di curvature sempre dispari, solitamente tre a significare fuoco, ardore e passione, o cinque come i cinque fratelli Pandava protagonisti del poema epico Hindu Mahabharata) essa rappresenta il naga, serpente mitico detentore di poteri magici. La parte più importante del kris é la lama, ma anche l’elsa e il fodero presentano spesso magnifiche decorazioni. Gli esemplari più belli vengono realizzati con la tecnica della damascatura che consiste nell’incrostare lamelle d’oro, di nickel o di ferro, per creare motivi contrastanti. Intagliate nel legno, avorio o osso, più raramente fuse nell’oro o nell’argento, le impugnature sono a volte molto lavorate. Scolpite, incise, persino incastonate con pietre preziose, esse rappresentano figure mitologiche di ispirazione Hindu come il Garuda, l’aquila di Visnù, o i Raksasa, personaggi che scacciano gli spiriti maligni, tutti temi che sono sopravvissuti alla censura islamica grazie alla stilizzazione.
Bali, tradizioni profondamente radicate
Ordine sociale Per i balinesi l’ordine sociale riflette un ordine cosmico, immutabile, che regge tutti gli aspetti della vita quotidiana. Il loro universo distingue un mondo positivo associato agli antenati, al cielo e alle montagne; un mondo degli umani e dei riti legato alla terra; un mondo nefasto che corrisponde al mare e al mondo sotterraneo.
Vita comunitaria Ogni balinese obbedisce a una fitta rete di istituzioni sociali, religiose ed economiche che definiscono la sua posizione nella società, il suo ruolo e i suoi obblighi quotidiani. Egli esiste avantutto quale membro di tale o talaltro gruppo ancor prima di esistere in qualità di individuo. Egli appartiene al suo “desa” (villaggio), al suo “banjar” (quartiere, associazione di vicinato) e - se proprietario di una risaia - al suo “subak” (un’associazione che regola e controlla la costruzione e la manutenzione degli ingegnosi sistemi di irrigazione delle risaie). L’organizzazione di ciascun villaggio é retta da un piano ben preciso. All’incrocio delle due vie centrali si trova generalmente una piazza (alun-alun) che riunisce gli edifici più importanti : il mercato (pasar), l’antico palazzo principesco (puri), accompagnati a volte dalla torre di kulkul (tamburo che serve a dare l’allarme o a chiamare a raccolta) e da un banian, l’albero sacro degli hindu.
Spazi e cicli cosmici Villaggi, templi, abitazioni, campi, riti religiosi : a Bali tutto é retto da poli d’orientamento dettati dall’ordine cosmico. Le montagne (in primo luogo la più alta, l’Agung, 3074 metri) di mora delle divinità e degli antenati, designano la direzione più pura e sacra. È da qui che proviene l’acqua, fonte di fertilità e di purificazione dell’isola. Sul lato opposto, il mare, riceve le acque inquinate (cominciamo quindi a spiegarci l’inquinamento della nostra baia) e le ceneri umane. Al ciclo kaja-kelod dell’acqua e delle anime, risponde anche il ciclo solare che comincia ad est (polo positivo) e si conclude a ovest (il suo corrispettivo negativo). Il medesimo schema si applica al corpo umano : la testa, rifugio dell’anima, corrisponde a kaja, i piedi a kelod, e la destra é superiore alla sinistra.
Lo spazio privato Spazio privato cinto da un muro, focolare di una famiglia allargata, la casa, o - piuttosto - il nucleo domestico (pekarangan) comprende diversi edifici le cui posizioni e funzione sono strettamente definite dall’ordine cosmico. Un sistema di misure magiche assicura inoltre l’armonia di questo microcosmo. Dopo il portico d’entrata, si trova una sorta di parete protettrice che funge da ostacolo contro gli spiriti cattivi che tentassero di entrare. Nell’angolo est, il più puro, si erge il tempio domestico dove ogni famiglia venera gli antenati divinizzati. Diversi padiglioni si aprono sulla corte interna. Questi ospitano un nucleo famigliare. Una volta sposati i maschi vi si installano con la moglie, mentre le ragazze raggiungeranno il nucleo famigliare del loro marito.
Il padiglione orientale (kaja-kangin) ospita i riti di passaggio e vi si accolgono gli invitati. Gli spazi funzionali come la cucina e la sala da bagno, occupano il lato occidentale (kelod).
Una rigida ripartizione dei compiti Le faccende domestiche sono compiti femminili. Sin dall’alba le donne cucinano il riso che fungerà da base per i tre pasti quotidiani della famiglia, poi spazzano e energicamente la corte e la casa e vanno a deporre piccole offerte in luoghi ben precisi. Ogni tre giorni (fissati dal calendario) si recano al mercato. Il resto della giornata si suddivide essenzialmente fra figli e vicine o la gestione di un piccolo commercio, fermo restando che l’attività principe rimane irrinunciabilmente la confezione minuziosa delle offerte. Spesso le donne si vedono anche affidare lavori di forza che altrove sono riservati agli uomini, come ad esempio il muratore o lo spazzino.
Al contrario, gli uomini, occupano le funzioni meglio remunerate sia in campo agricolo che nel sempre più florido settore turistico. Devono inoltre partecipare alle riunioni dei diversi consigli (villaggio, quartiere, ecc.) ai quali appartengono. Ma appena possono dedicarsi al divertimento, é al loro gallo che si consacrano. Ogni balinese ne possiede almeno uno o due. Li nutrono, li puliscono, fanno loro prendere il sole e, ovviamente, li allenano al combattimento. Vera passione isolana, il combattimento dei galli é ufficialmente proibito dal 1981 in ragione delle rovinose scommesse che genera. Resta nondimeno autorizzato nel quadro dei riti. La loro vocazione religiosa - che l’aspetto ludico tende a volte a far dimenticare - consiste nel sacrificio alle potenze del male, avide di sangue, per placare gli spiriti maligni e impedire loro di nuocere. In occasione delle cerimonie più importanti, come una cremazione o la costruzione di un tempio, viene organizzato un combattimento di galli purificatore. Nella quotidianità la passione per le scommesse é tale che al riparto di occhi indiscreti, in una sorta di clandestinità quasi ufficiale, da qualche parte si svolge sempre un combattimento.
Templi a go go Onnipresenti nei villaggi, lungo la costa o ai bordi di un lago, sperduti sulle pendici di un vulcano o nel bel mezzo di una foresta, a Bali i templi si contano a migliaia. Spazi sacri, luoghi di incontro fra gli dei e gli uomini, appaiono spesso deserti e quasi abbandonati all’incuria. Ma basta una cerimonia per conferire loro tutt’altro aspetto, freschezza e vigore.
L’arte delle offerte Rito sacrificale quotidiano, le offerte costituiscono il dovere primario degli uomini attraverso le quali viene mantenuto l’ordine universale assicurando un equilibrio fra tutte le forze antagoniste che lo compongono. Vere e proprie opere d’arte, confezionate e presentate secondo regole complesse e codificate, le offerte mirano a soddisfare equanimemente gli spiriti che animano ciascuna entità, naturale o soprannaturale, positiva o negativa, in grado di contribuire all’armonia cosmica. Le offerte restano perlopiù compito delle donne che si trasmetto il sapere da madre a figlia. Complice la modernizzazione, vengono sempre più spesso acquistate. Le offerte vengono deposte per terra, davanti a un’abitazione, in una piccola nicchia o su un altare di fortuna, ad un incrocio o una curva pericolosa, in una risaia o su una spiaggia. Le offerte deposte in alto, indirizzate alle potenze positive, saranno successivamente consumate dai fedeli. Il fumo dell’incenso porterà simbolicamente le offerte ai loro destinatari. Quelle volte a placare le potenze negative, posate al suolo, faranno la felicità di polli e cani randagi e … topi.
I riti di passaggio È difficile - tanto sono numerose - descrivere tutte le tappe rituali che, dalla nascita alla morte e persino al di là, ritmano l’esistenza di un balinese. Reincarnazione di un antenato, il nuovo nato é considerato divino. Compie il suo primo grande rito di passaggio all’età di tre mesi. È al termine di questa festa altamente simbolica, che il bebé, munito di gioielli protettori, tocca per la prima volta il suolo, giudicato impuro, giudicato impuro. Presentato alle divinità ancestrali, da questo momento avrà accesso ai templi e sarà ufficialmente integrato nella comunità. La cerimonia della limatura dei denti segna invece l’ingresso dell’adolescente nel mondo adulto. Questo rito mira a livellare sei incisivi corrispondenti a sei mali umani di origine bestiale e demoniaca. La maggior parte dei balinesi celebra il proprio matrimonio prima dei trent’anni. Al classico “mepadik”, visita di cortesia in famiglia al termine della quale il pretendente chiede la mano della ragazza, i giovani preferiscono spesso lo scenario più romantico e ludico del “ngerorod” dove il ragazzo simula il rapimento dell’amata (consenziente) che i parenti fingono di cercare invano dappertutto. Dopo la loro luna di miele clandestina i piccioncini finiscono per ricomparire e una grande cerimonia finisce per ufficializzare l’evento.
La cremazione, cerimonia capitale Ultima tappa della vita e obiettivo supremo dell’esistenza, la cremazione permette la liberazione dell’anima in vista della sua reincarnazione. Liberata dalle fiamme, questa potrà uscire dal suo involucro carnale per rinascere sotto altre forme determinate dal suo karma (somma degli atti della sua vita passata). In generale, il defunto, viene provvisoriamente inumato al cimitero. La cremazione (cerimonia complessa e costosa) avrà luogo soltanto più tardi - a volte trascorrono anche diversi anni - in una data propizia. Le famiglie meno abbienti che non riuscissero a raccogliere il denaro necessario, attenderanno l’occasione di una cremazione collettiva per suddividere la spesa. Nel frattempo, i membri del banjar si impegnano a costruire la torre destinata ad ospitare la bara, impalcatura di bambu e legno riccamente decorata (tessuti colorati, fiori, specchietti) che simbolizza il cosmo. Il sarcofago, nella forma di un animale (vacca, toro, leone o un animale di fantasia), viene deposto allo stadio intermedio, fra terra e cielo, sotto una torre formata da numerosi tetti multipli il cui numero dipende dalla casta del defunto. Dopo un banchetto festoso offerto dalla famiglia, la processione si dissolve al suono dell’orchestra gamelan. I portatori avanzano, indietreggiano, girano e rigirano, scuotendo lo strano baldacchino in un tumultuoso carosello destinato a scacciare gli spiriti maligni e evitare che l’anima del morto torni ad ossessionare la casa. Terminati gli ultimi rituali la torre viene bruciata. Raccolte in una noce di cocco, le ceneri verranno gettate in mare o nell’acqua di un fiume, da dove raggiungeranno … il Gange. Quanto all’anima, purificata, prenderà il suo posto nell’altare centrale del tempio domestico, dimora degli antenati divinizzati, in attesa della sua reincarnazione.
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