Notizie varie
Cenni sul Pacifico
La scoperta del Pacifico
Il popolamento del Pacifico. Nella storia dell’umanità, essere arrivati alle Marchesi nei primi secoli della nostra era, rappresentava già un’impresa straordinaria, benché restassero ancora altre isole da scoprire, come ad esempio le Hawaii, l’Isola di Pasqua e la Nuova Zelanda. Questa avventura cominciò molto al di qua, a ovest, dalle rive del sud-est asiatico e dell’Indonesia oltre 7’000 anni fa. le popolazioni di questa parte del mondo vi addomesticarono numerose piante (taro, ignamo, banana, canna da zucchero, l’albero del pane, la kava, la patata dolce, e molte altre ancora) e animali (maiale, cane, pollo) che li accompagnarono nel corso dei millenni. Con le risalite del livello delle acque che invasero in modo crescente le terre e le coste, alcuni si familiarizzarono con un mondo sempre più marino e isolano. Il mare non era più un ostacolo ai margini del mondo continentale, bensì uno spazio di sussistenza, di spostamento, di scambio e di sopravvivenza. Quando altrove l’oceano restava un mondo strano, sconosciuto, vuoto, temuto, qui diventava l’universo da scoprire, ricco di promesse, di avventure e di successi, anche un luogo di iniziazione, molto valorizzante per gli equipaggi guidati da coloro i quali padroneggiavano le conoscenze, le arti e le tecniche “thunga”. La navigazione registrò progressi straordinari, segnatamente con le piroghe a bilanciere, le grandi piroghe doppie indispensabili ad esplorazioni continue per andare a vivere sempre più lontano pur conservando i legami con la propria terra d’origine. Il Grande Oceano divenne così oggetto di esplorazioni incessanti, poi, fu il quadro di importanti reti di scambio sviluppatesi su migliaia di chilometri, sia per le materie prime (ossidiana, basalto, zafferano d’oceania), prodotti finiti (vasellame, ornamenti, oggetti di prestigio) e soprattutto per conservare le relazioni umane, gli scambi e la filiazione. Da ovest verso est, da continenti ad arcipelaghi, da arcipelaghi ad isole isolate sempre più lontane, piccole e di difficile accesso, l’essere umano ha mostrato che non poteva accontentarsi di ciò che era conosciuto, a portata di mano o di sguardo. Allorché dappertutto, altrove, le scoperte si facevano a piedi, sulla terraferma o attraversando dei bracci di mare azzardandosi a volte ad intraprendere il cabotaggio (navigazione costiera), con l’esplorazione del Pacifico (ventimila chilometri dall’Asia all’America), le scoperte e il popolamento delle sue isole, l’essere umano ha saputo allontanare i limiti al di là dell’orizzonte e delle terre visibili.
Le Marchesi : un po’ di storia
Isole e vallate. Alle Marchesi, su queste isole vulcaniche scoscese e giovani (1 a 7 mio di anni), prive della protezione di una barriera corallina o di una larga pianura litorale, la vallata costituì naturalmente il quadro geografico, sociale e politico, dove prosperavano le grandi famiglie discendenti da avi comuni fra cui i più illustri risalivano ai primi scopritori giunti su queste rive. La valle di Hatihau, ad esempio, forma un’entità nettamente delimitata dalla creste e - sul lato oceano - dall’orizzonte. Con la parte est di Nuku Hiva rimontava ad un antenato comune : Taipi e si opponeva alla parte ovest, abitata da clans discendenti dal fratello maggiore Teii. Alle Marchesi, il gioco delle rivalità e alleanze ancestrali fra vallate di una medesima isola ha caratterizzato la storia di questo popolo tramandata dalla tradizione orale.
Paepae. Piattaforma di abitazione, basamento in pietro sopraelevato che formava una superficie piana su due livelli. Il primo livello, interamente pavimentato, serve da terrazza; il secondo, dietro, limitato da un alto scalino formato da grossi blocchi di basalto, era coperto da una costruzione in materiale vegetale (palme, albero del pane, bambu, hibiscus) : il ha’e o fa’e, che serviva da riparo o da abitazione per la famiglia, alcuni membri della tribù o dei visitatori. Le dimensioni medie di un Paepae sono di 8x8 metri; i più grandi possono arrivare a 20x12 metri o più.
Tohua. Locale per le feste o piazza pubblica. Grande complesso comunitario perlopiù di forma rettangolare. Lo spazio interno é una corte riservata alle presentazioni collettive accompagnate da danze, canti e banchetti. Gli spettatori si accomodavano sui lati lunghi dai gradini pavimentati o all’interno di ripari aperti sulla corte. I capi e gli invitati illustri si installavano abitualmente su un Paepae ad una delle estremità di questo vasto rettangolo che poteva raggiungere 60x15 metri per i più piccoli e 150x40 o anche di più per i più grandi. I sacerdoti e la parte di tribù riservata all’aspetto religioso delle manifestazioni potevano trovarsi sul lato opposto o su un lato più elevato. Ciascun Tohua dipendeva da un capo ed era abitualmente costruito nei pressi di un corso d’acqua ai piedi o a metà di una vallata. Poteva riunire l’insieme della comunità e anche di più quando una tribù invitava l’altra della stessa valle, di un’altra valle vicina o di altre isole. Le grandi festività riunivano diverse migliaia di persone.
Tiki. Lontano antenato umano che non era propriamente un dio. In ciascun arcipelago polinesiano il Tiki prese una forma particolare e divenne sinonimo di disegno, figura antropomorfa, immagine, statua. Può essere un minuscolo personaggio ornamentale da usare quale orecchino, decorazione di oggetti d’uso comune o da cerimonia, statuetta sulle piroghe, su foderi di armi da caccia o anche una grade scultura in un santuario. I Tiki osservano gli stessi canoni nei vari arcipelaghi, variando leggermente a seconda dell’isola o dell’oggetto.
La Polinesia francese allo stato naturale
Le isole della Polinesia sono dei vulcani sottomarini emersi di tipo Hawaiano sorti da una dorsale nord-sud che si sposta verso nord-ovest seguendo il movimento della piattaforma oceanica chiamato deriva delle placche.
I vulcani corrispondono ai “punti caldi” della piattaforma laddove sgorga il magma profondo. Tenuto conto della deriva inarrestabile di questa piattaforma, le isole nate dai punti caldi se ne allontanano progressivamente (10 cm all’anno) mentre i punti caldi continuano a rigurgitare magma creando così nuovi vulcani.
Queste isole, oltre alla loro deriva, affondano sulla piattaforma oceanica sotto il loro stesso peso (fenomeno noto come subsidenza) e il corallo che aveva colonizzato le loro rive rimane sulla barriera di base che esso stesso ha creato. Così, l’isola, affondando, rimpicciolisce in altezza e superficie emersa. Lo spazio lasciato fra la barriera corallina originaria e la nuova riva viene allora occupato da una laguna che si allarga man mano che la parte emersa dell’isola sprofonda. All’ultimo stadio, l’isola essendo completamente sommersa, non resta che una laguna centrale circondata dalla corona di barriera corallina, sia ha così un atollo. Si può quindi affermare che le isole più alte, ancora sprovviste di corona corallina (come ad esempio le isole Marchesi) sono le più giovani. Quelle circondate da una vasta laguna (come le isole della Società), le più anziane. Le “decane” sono invece gli atolli. Lo spazio marittimo occupato dalla Polinesia francese é molto esteso : 5’500’000 km2 (contando le acque territoriali), mentre la superficie terrestre é limitata a 4’000 km2 per le 118 isole, ovvero qualche granello di polvere sul vasto oceano.
Romano
Tom e Yaz si presentano
We're not really sure how to start this so as most conversations start with this word, we thought it would be a good start... "Hello" (as Yaz said one night in her most well-spoken English accent to Luana as she tried to wake her for night watch recently).
We're Yaz (24 years old) and Tom (25 years) from a rugby town called Twickenham in London, England - you might know it if you're into international rugby, but if not don't worry, we tend to just say 'London' when people ask where we're from.
Before finding ourselves crossing the Pacific Ocean on a sailing yacht with Luana, Romano and their friend Bruno we were both in media jobs. Tom studied Advertising at university and went on to work in a swish Social Media start up agency. Yaz studied Journalism at University and then landed herself a swanky job in a top PR and Events agency where she worked with some big clients.
Before we had any major commitments like a house, a car, gas bills or KIDS we decided to travel. Except we wanted to do something bigger than just travelling and were keen to learn some skills in the process. So here we are, sailing the Pacific Ocean as crew on A Go Go and as we write this we're approaching The Galapagos Islands with the sun shining after an 8 day passage from Panama. What could be better?
We actually began hitch hiking the Pacific Ocean as crew 5 months ago in Los Angeles, to read more about the trip check out The Bloggiest Bloggy Blog: http://bloggiestbloggyblog.com/ and if you're interested in doing something similar read the 'A different way of traveling the world (and for free-ish too)' post.
Tom & Yaz
Il cappellino rosso
8 aprile
Migliaia di miglia e anni di distanza, offrono, come sempre, prospettive diverse per osservare le cose nostre. Scherzando con Luana e Romano mi chiedevo quale sarebbe stata nella realtà del nostro amato cantone la notizia domenicale. Quale l’intrigo per il funzionario che avesse osato indicare il nome di un amico per agevolare il disbrigo di slalom burocratici ? Se poi lo stesso funzionario avesse accettato un omaggio di riconoscenza il sospetto di corruzione si sarebbe esteso anche a chi voleva solo ricambiare una gentilezza. Certamente qualcuno, per ergersi al di sopra di ogni sospetto, avrebbe elevato la notizia a livello politico. Nella cultura del sospetto ormai il giudizio sulle possibili apparenze dei fatti conta più dei fatti stessi e delle intenzioni reali. Da questi lontani paese centro americani, proprio quelli additati, alle nostre latitudini, come esempi di comportamenti da evitare, può venire un altro dubbio sulle intenzioni del cuore quando cioè é ancora normale consigliare l’amico in cui hai fiducia. Non voglio centro entrare in complesse disamine sul fenomeno corruzione dalle molteplici sfaccettature. Complici però i giorni pasquali, mi piace condividere questa simpatica esperienza descritta da Romano nel suo diario come riflessione per ognuno dal cittadino, al giornalista, dal politico, al funzionario, senza giudizio perché quello sta nel cuore di ognuno, ma solo come augurio di una maggior fiducia reciproca di cui il nostro bel Paese ha certamente bisogno affinché ognuno, forse meno perfetto, possa vivere il rispetto di non essere sempre sospetto.
Bruno
Tutto sorge e passa
Tutto sorge e passa. Questa massima profonda rappresenta una costante nella vita di tutti noi. È valida per i momenti gioiosi e quelli tristi, per i periodi in cui siamo in salute o in malattia, ma ancor più banalmente per quello che sperimentano e tentano di trasmetterci gli altri. Lo avevamo già vissuto un paio di volte affidandoci a guide prestigiose per scovare un buon ristorante. Capitava che la gestione fosse cambiata o che il ristorante fosse stato chiuso. Lo stesso ne va per i portolani e le “guide” di navigazione. Una guida interessante per la zona in cui ci troviamo é “Navigare ai Caraibi” di Rita Ricci e Enzo Russo. Purtroppo, la nostra edizione risale al 2003. Nel frattempo, qui in Martinica, sono cambiate molte cose. Alcuni riferimenti consigliati o indicati da queste guide non esistono più. Alcuni negozi di nautica hanno chiuso i battenti o si sono trasferiti altrove. Insomma, per nostra fortuna, soltanto le baie sono rimaste lì dove stavano. Per questo le guide vanno prese un po’ con le pinze, sia perché la loro attualità non é sempre scontata, sia perché gli apprezzamenti si fondano su criteri di valutazione soggettivi degli autori. È la ragione per la quale, a chi ci chiede consiglio su dove andare, sottolineiamo sempre che a noi é piaciuto o meno. Gibilterra ci era stata descritta da alcuni amici come l’avamposto dell’orrore, mentre invece noi ne abbiamo ricavato, tutto sommato, un ricordo piacevole.
Romano
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