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Tanti tanti anni fa, Pulau Pef era una grande isola compatta, governata da un re pacifista.

Un giorno, il re di Pulau Pef venne per caso a conoscenza del fatto che gli abitanti dell’isola vicina tramavano per destituirlo e impadronirsi di Palau Pef. Ne fu molto rattristato e terribilmente deluso. In uno scatto d’ira appoggiò le proprie mani contro la maestosa scogliera di Pulau Pef.
La potenza fu tale che l’isola esplose in mille schegge che andarono a formare gli scogli, le isolette e le baie, così come oggi si presenta Pulau Pef.

Il re giurò che da quel giorno non avrebbe più lasciato l’atollo di Pulau Pef incustodito.

Ancora oggi, le impronte delle mani del re rimangono visibili sulle pareti della scogliera a imperitura protezione degli abitanti, della barriera corallina e dei pesci della sua amata Pulau Pef.

Stupirsi dell’Indonesia non é difficile se appena si pensa a qualche cifra : 17’000 isole (c’é chi ne conta 20’000), 8’000 delle quali abitate; 300 lingue parlate (anche se praticamente tutti conoscono il bahasa indonesiano); 240’000’000 di abitanti. La quarta nazione più popolosa al mondo é un appassionante caleidoscopio che si sviluppa su una lunghezza di 5’000 km a cavallo dell’Equatore. Un’area del globo che comprende un numero talmente elevato di culture, popoli, animali, piante, tradizioni, stili artistici e gastronomici, da rappresentare l’equivalente di un centinaio di paesi fusi in uno solo. Differenze sostanziali che non si limitano all’accento o alla preferenza per un determinato cibo, al punto che si può affermare che ogni isola dell’Indonesia é un insieme unico a sé stante. Nel corso del tempo in questo paese si sono evolute culture articolate e di grande spessore filosofico. Proprio quel che cerchiamo di andare a scoprire.

Approccio alla PNG

Fra le guide più rinomate, le raccomandazioni di viaggio dei vari ministeri degli esteri e il passaparola tra naviganti, é difficile trovare un paese più malfamato e meno raccomandato della Papua Nuova Guinea. Soltanto il famigerato Golfo di Aden, infestato dai pirati, e i teatri di guerra sono altrettanto sconsigliati per l’elevatissimo tasso di violenza e criminalità che li caratterizza.  La nostra impressione é che molti pericoli siano enfatizzati. Al di fuori di Port Moresby, Lae e Mt Hagen, le cose ci sembrano molto più rilassate. I conflitti tribali sono più frequenti nelle Highlands (terre alte) e raramente coinvolgono viaggiatori stranieri. Ciò nondimeno, é bene osservare ovunque qualche regola fondata sul comune buon senso. Le principali sono :

  • non dar sfoggio di ricchezza
  • vestire abiti poco appariscenti
  • nascondere apparecchi fotografici e video
  • portare un bilum (borsetta tradizionale di corda) anziché borsette occidentali
  • tenere sempre 50 Kina quale “raskol money” (moneta da banditi) in tasca per saziare gli appetiti di eventuali rapinatori. Il resto del denaro andrebbe tenuto in cintura o nelle scarpe
  • parlare apertamente con la gente piuttosto che tenersi in disparte
  • prudenza particolare di venerdì sera nei quindicinali giorni di paga quando le cose possono diventare piuttosto selvagge
  • in caso di rapina cercare di star calmi. La stragrande maggioranza sono affari poco sofisticati.

Ci sono poi alcune regole di etichetta che é bene osservare, benché spesso i locali mostrino comprensione per le eventuali involontarie trasgressioni da parte degli stranieri. Nell’elenco del “fare e non fare” figurano :

  • non indossare scarpe e copricapi allorché si entra in una casa Tambaran
  • chiedere dove ci si può lavare
  • chiedere prima di scattare fotografie a qualcuno o a qualcosa. Le case Tambaran sono tabu
  • non contrattare; il prezzo é generalmente fisso, benché a volte taluni oggetti possono avere due prezzi. La miglior tattica e chiedere il prezzo e ringraziare come si stesse rinunciando. Se c’é un prezzo più basso salterà fuori.
  • l’alcol nei villaggi può rappresentare un problema, meglio non portarne con sé
  • la politica di genere può prestarsi ad equivoci. È meglio se gli uomini si mescolano con gli uomini e le donne con le donne. Può anche rivelarsi imbarazzante quando le donne occidentali sono ammesse nelle case sacre Tambaran allorché le donne locali non lo sono
  • le coppie non dovrebbero mostrare apertamente il loro affetto.

PNG oggi

Alcuni dati significativi :

  • popolazione : 6,31 mio
  • lingue parlate : 820 (*)
  • specie di uccelli : 781
  • tasso di alfabetizzazione : 57,3%
  • partiti politici rappresentati in parlamento : 33
  • numero di aeroporti : 562

Un’atmosfera politicamente caotica

La politica é un ambito molto disastrato in PNG, con un parlamento spesso paralizzato e mal funzionante. Nulla di sorprendente, se si pensa alla complessità della costellazione politica, dove 109 deputati rappresentano 820 lingue e mostrano scarsa o nulla propensione a votare per il loro partito politico, anzi, spesso hanno tendenza a votare con l’opposizione. Quale conseguenza, dal 1975 (data dell’indipendenza della PNG) soltanto un primo ministro é rimasto in carica per un’intera legislatura di 5 anni senza venir sfiduciato. L’obiettivo dei politici papuani é quindi sopravvivere, non certo realizzare progetti. La scena politica assume a volte connotazioni assurde come capitò a fine 2011 quando due pretendenti reclamavano il seggio di primo ministro. I problemi cominciarono quando il primo ministro in carica Michel Somare dovette allontanarsi dal paese nel 2011 per sottoporsi a trattamento medico e rimase all’estero per circa 5 mesi. Durante la sua assenza i deputati destituirono ufficialmente Somare e insediarono Peter O’Neill quale primo ministro.

Ammutinamento !

Quando Somare tornò in PNG tentò di rivendicare la propria poltrona rivolgendosi alla Corte Suprema che si pronunciò in suo favore. O’Neill e i deputati rifiutarono di riconoscere la sentenza della Corte Suprema. Venne a crearsi una situazione di stallo fino a gennaio 2012 quando ebbe luogo una sorta di ammutinamento. Militari leali a Somare requisirono le chiavi degli accantonamenti e misero il capo dell’esercito brigadiere generale Francis Agwi agli arresti domiciliari. Nel complesso, questo episodio, screditò parecchio Somare agli occhi di molti papuani, i quali ritenevano che dopo quarantatré anni in parlamento e diciotto da primo ministro fosse ora per Somare di lasciare la scena politica.

Un nuovo percorso ?

Il nuovo primo ministro O’Neill ha promesso una nuova era nel governo della PNG con importanti riforme nel settore dell’educazione e della salute, maggiori investimenti nelle infrastrutture e un contesto più favorevole al coinvolgimento delle donne. Sarebbe pure intenzionato a sradicare la corruzione e a rilanciare le relazioni con l’Australia e altri paesi.

Tragici eventi

Eruzioni vulcaniche, terremoti, scoscendimenti e tsunami, sono fra i disastri di cui la PNG ha sofferto nel corso degli anni. Più recentemente, le disgrazie sono state opera dell’uomo. A inizio 2012 la “Rabaul Queen” é naufragata in alto mare durante la traversata fra Kimbe e Lae. Le vittime sono state più di 180.

Una sommossa é scoppiata nel 2011 a Lae, seconda più grande città della PNG. L’elevato livello di criminalità e i crescenti atti di violenza, hanno indotto gli abitanti di Lae ad occuparsi in prima persona del problema. Una manifestazione partita come pacifica é degenerata in violenza etnica quando i locali si sono scontrati con gli originari delle Highlands, spesso accusati di essere fonte di problemi sociali in città. Bilancio dei disordini prima che la polizia riuscisse a ristabilire la calma : 9 morti, dozzine di feriti e 1000 abitazioni distrutte.

Economia rivolta al gas

Sul piano economico le lettere sulla bocca di tutti sono LNG. Un progetto di estrazione da 15 miliardi di dollari USA portato avanti dalla compagnia americana Exxon Mobil nella parte orientale delle Highlands. Con la messa in esercizio nel 2014 questo sfruttamento dovrebbe raddoppiare il PIL della PNG.

Storia

I primi esseri umani arrivarono in quest’area dall’Asia circa 60’000 anni fa colonizzando le coste e le parti basse delle Highlands (terre alte). Circa 9’000 anni or sono i Papuani iniziarono a coltivare vegetali (albero del pane, cocco, yam, canna da zucchero che é originaria della Nuova Guinea) entrando così a far parte dei primi contadini della storia dell’uomo. I primi europei arrivarono nel XVI secolo. Il Portogallo diede il nome all’area (Ilhas de Papuas, isole della gente dai capelli crespi), mentre la Spagna insediò alcune colonie che finirono in un disastro. A causa dell’ostilità del territorio e della combattività dei nativi, gli europei non mostrarono un grande interesse per questa regione, finché nel 1660 gli olandesi reclamarono la sovranità sulle parti inesplorate per proteggere l’impero olandese delle indie orientali. Nel XVIII secolo britannici e francesi esplorarono varie porzioni, benché fu soltanto quando la Germania comparve sulla scena, verso la fine dell‘800, che i britannici rivendicarono seriamente gran parte della Nuova Guinea quale protettorato inglese. La Nuova Guinea si ritrovò quindi spartita in tre aree. La parte ovest agli olandesi, la parte sud-est agli inglesi e la parte nord-est ai tedeschi. Negli anni 1960 il controllo della parte ovest passò dall’Olanda all’Indonesia. Nel 1906 gli australiano ripresero dai britannici l’amministrazione coloniale e successivamente cementarono il loro potere scacciando la Germania durante la seconda guerra mondale. La scoperta dell’oro portò un grande afflusso di coloni sulla costa nord attorno al 1920. Nella decade successiva (1930) spedizioni nell’interno portarono alla sorprendente scoperta di più di un milione di abitanti delle Highlands che vivevano qui all’insaputa del resto del mondo. Durante la seconda guerra mondiale la regione divenne teatro di cruente battaglie per mare e a terra, in particolare quando gli australiani respinsero l’avanzata giapponese lungo la tortuosa pista Kokoda. Negli anni dopo la guerra la PNG iniziò il suo lento percorso verso un’autodeterminazione conquistando finalmente l’indipendenza negli anni 1970. Dagli anni 1980 in poi, investitori sfruttarono i ricchi giacimenti d’oro e di rame della PNG. Lo sfruttamento delle ricchezze minerarie, comunque, contribuì poco a sradicare la povertà mentre scatenò parecchio risentimento a Bougainville dove l’inquinamento della miniera di rame di Banguna sfociò in una guerra sanguinosa sull’isola. Frattanto, anche gli anni 1990, furono caratterizzati da disastri naturali, inclusa l’eruzione vulcanica che bruciò Rabaul.

Trobriands

Nel 1914 un giovane antropologo di nome Bronsilaw Malinowski si mise a veleggiare per l'impossibile e remoto arcipelago delle Trobriand. Quando scoppiò la prima guerra mondiale si ritrovò improvvisamente tagliato fuori dal mondo. La sua nazionalità austro-polacca in un'area controllata dagli inglesi gli impediva di andarsene. La storia racconta che non sapendo bene da che parte schierarsi, trascorse i tre anni successivi immerso nel suo lavoro. Al suo ritorno questo lavoro divenne uno dei più famosi libri di antropologia : "gli Argonauti del Pacifico occidentale" nonostante le dozzine di antropologi, missionari, truoupes televisive e turisti che da allora – come noi – seguirono le tracce di Malinowski, le Trobriand rimangono uno dei luoghi culturalmente più intatti che sia possibile trovare sul pianeta. Benché la medicina moderna e la riproduzione umana siano comunemente conosciute, gli isolani continuano a mantenere una visione del mondo che include la credenza secondo la quale se una donna vuole rimanere incinta deve dapprima lasciarsi pervadere dallo spirito di un antenato. Un sistema sociale strettamente basato sul matriarcato, enormi e molto decorate case si yam, eccellenti lavori di intarsio su legno e coloratissimi festival, fanno girare la testa alle trobes, come le chiamano i locali. Un arcipelago che deve il suo nome a Denis de Trobriand, un ufficiale della spedizione di D'Entrecasteaux. Contrariamente alle montagnose isole meridionali vicine, le Trobriand sono basse isole coralline che ricordano la Polinesia. Gli scambi commerciali fra le isole hanno sempre avuto una grande importanza culturale ed economica. I commercianti pre-europei coprivano lunghe distanze in mare aperto con le loro canoe, scambiando pesce, verdure, maiali, asce di pietra, un minerale simile alla giada proveniente dall'isola di Wooklark e vetro vulcanico dalle isole Fergusson. Il "kula ring" (anello kula) é la più famosa di queste vie commerciali. Questo anello traccia un cerchio invisibile attorno alle isole della Milne Bay Province e collega fra loro tutte le isole mediante un sistema di scambio rituale. L'anello comprende le Trobriand, Mujua (Woodlark), le Louisiadi, Samarai e le D'Entrecasteaux. Ora le cose sono cambiate, ma in passato l'anello Kula comportava il commercio in senso orario di lunghe collane fatte di conchiglia rossa chiamate "bagi" o "soulava" e braccialetti di conchiglie bianche, chiamati "mwali" in senso antiorario.  Ciascun commerciante aveva un kula partner nell'isola più vicina in entrambe le direzioni. Una volta all'anno il commerciante, accompagnato da una delegazione del suo clan, si trasferiva sull'isola del suo kula partner per ricevere regali durante una elaborata cerimonia pubblica. In altra data, a sua volta, sarebbe stato visitato da un altro kula partner che sarebbe stato omaggiato con preziosi doni. A complemento di questi scambi rituali c'erano altri oggetti, pesce e yams che venivano barattati con le isole vicine. Finché bagis e mwalis lasciavano raramente il cerchio delle isole, il sistema garantiva una distribuzione della ricchezza fra le isole. Gli scambi avvenivano principalmente fra le famiglie tradizionali di statuto elevato, così da rinforzare le gerarchie all'interno del clan. Oggi capita ancora di assistere a viaggi fra le isole secondo la tradizione dell'anello kula, ma i doni rituali vengono perlopiù trasportati con barche a motore anziché le tradizionali canoe a vela.

Milamala Festival

Sin da quando Malinowski pubblicò il suo provocatorio “La vita sessuale dei selvaggi della Melanesia nord occidentale” (1929), l’occidente rimase affascinato al pensiero dell’amore libero con delle ragazze a seno nudo affamate di sesso in un paradiso tropicale. In realtà sulle isole si tratta più di celebrare lo “yam” (un tubero) e festeggiare un abbondante raccolto. Lo yam viene dissotterrato e immagazzinato fra giugno e agosto. La resa del raccolto (come pure i capricci del capo e, sempre più, gli incentivi in denaro del governo) stabilisce se si celebrerà un Milamala oppure no. Le date sono ovviamente difficile da prevedere e non figurano nel calendario ufficiale delle manifestazioni della Papua Nuova Guinea. Quando si tiene il Milamala può culminare in una o due settimane di competizioni di canoa, partite di cricket, danze sfrenate e ... sì, amore libero. Prima di eccitarvi dovete tener presente che i visitatori con i bollenti spiriti di solito devono preoccuparsi del loro stesso intrattenimento, perché, se da un lato lo yam é considerato un prodotto di grande bellezza, il “dim dims” (uomo bianco) non lo é.

Yam

Alle Trobriand lo yam é molto più del cibo principale. È segno di prestigio e di competenza e rappresenta un legame fra villaggi e clan. La qualità e le dimensioni dello yam sono importanti. Molte ore vengono spese in discussioni attorno alla coltivazione dello yam. Essere noti come “tokwaibagula” (buon coltivatore) é indice di grande considerazione. Il culto dello yam raggiunge il suo culmine al momento del raccolto, generalmente in luglio e agosto. Gli yam vengono dapprima dissotterrati, poi esposti, studiati e ammirati. Nel momento più indicato gli uomini trasportano gli yam al villaggio, mentre le donne seguono il corteo. Nei villaggi gli yam vengono nuovamente esposti prima di essere depositati in apposite casette decorate. Ogni uomo ha una “yam house” per ciascuna delle sue mogli ed é responsabilità di suo cognato (in altre parole, un obbligo del clan di sua moglie, riempirla di yam). La “yam house” del capo é sempre la più grande, la più elaborata e la prima ad essere riempita.

Sesso

L’opera di Malinowski attorno ai costumi degli isolani delle Trobriand fece si che l’isola di Kiriwina venisse chiamata con il nome fuorviante di “isola dell’amore”. Non é affatto sorprendente che questo appellativo fosse stato attribuito da europei confrontati per la prima volta con le donne delle Trobriand dalle maniere libere e facili, aspetto piacevole e corte gonne di paglia. Ciò condusse tuttavia all’errata conclusione secondo cui le Trobriand sarebbero una sorta di paradiso sessuale.  I costumi sessuali sono effettivamente diversi da molti altri luoghi ma non sono sprovvisti di complicate regole sociali. I teenagers vengono incoraggiati ad avere quanti più partners sessuali desiderano fino al momento del matrimonio, quando metteranno su famiglia con il partner che reputeranno adatto e compatibile. I maschi vivono in casa finché raggiungono la pubertà, poi si spostano nella “bukumatula” (casa della maturità). Qui sono sempre liberi di portare le loro partner, benché a volte scelgano di optare per luoghi più privati. Perfino le coppie sposate, a condizione di un reciproco consenso, sono autorizzate ad avere un’avventura allorché le celebrazioni del raccolto dello yam sono in pieno svolgimento.

Si dice che molti bambini nascono da donne senza un partner fisso. La gente non crede che vi sia una correlazione diretta fra rapporto sessuale e gravidanza. Lo spirito del bambino che fluttua nell’aria o sulla superficie del mare, sceglie di entrare in una donna, spesso attraverso la testa. Tutta questa apparente libertà ha in realtà un impatto irrilevante sui visitatori. Libertà di scelta é il fondamento della vita alle Trobriand Island. Per quale motivo un isolano dovrebbe scegliere un poco attraente e pallido “dim dims” che neppure sa parlare come un uomo civilizzato, e incapace di capire le principali leggi fondamentali e probabilmente domani se ne andrà ?

Cricket

Il cricket alle isole Trobriand é nato dopo che i missionari lo hanno introdotto quale mezzo per distrarre gli isolani da attività “meno salutari”. Da qui si sviluppò uno stile del tutto singolare. Non c’é limite al numero di giocatori, ciò significa che potreste aspettare giorni prima di passare alla battuta. Il cricket delle Trobriand viene accompagnato da danze, canti e fischi, che rendono difficile la concentrazione dei giocatori.

Dopo tanti paesi visitati più o meno superficialmente mi sorge spontaneo l'interrogativo a sapere: quando possiamo affermare di aver veramente visitato un paese? Negli approcci dei naviganti scorgiamo parecchi atteggiamenti. C'è chi si accontenta di ottenere il timbro sul passaporto, visitare la capitale per far provviste e poi riparte. C'è chi si ferma anche a lungo in un determinato paese ma scende a terra solo per la spesa ed evita ogni contatto con i locali. C'è invece chi questo contatto lo cerca. La mancanza di tempo ci impedisce di contrarre la sindrome di Hermann Hesse, ovvero il desiderio di immergersi totalmente nella comunità locale e di condividere pienamente la vita degli altri. Ciò nondimeno, per tentare di capire qualcosa, riteniamo indispensabile un contatto, anche se fugace, con la fruttivendola, la cameriera, il tassista, il custode del marina che a volte - per ottenere un po' di rispetto - è in unif! orme con i gradi di colonnello come qui allo Yacht Club di Honiara.

All'inizio del nostro viaggio avevamo tendenza a rilevare le differenze. Ci siamo però accorti che in realtà queste apparenti differenze erano il frutto di una comprensione insufficiente o superficiale. Pensandoci bene risulta più attendibile e realistico conoscere un nuovo posto per affinità, per quello che ci accomuna, piuttosto che per differenza. Capita, così, frequentemente di ritrovare sé stessi negli altri, di riconoscersi nelle diversità, di accorgersi che la storia si ripete e che la natura umana è la stesa ovunque. Rodney, il tassista che oggi mi ha accompagnato in giro per cercare un filtro dell'olio, non fa mistero della sua insoddisfazione per il sistema “wantok”. Dice che finché impereranno nepotismo e corruzione legati alla cultura del “wantok” non ci potrà mai essere uno sviluppo economico alle Salomon. Quale esempio di cattiva gestione del denaro pubblico m! i indica la strada, il cui manto d'asfalto presenta effettivamente qualche trascurata voragine. Gli dico di non avvilirsi, che in giro per il mondo ne ho viste tante di strade così, indipendentemente dal “wantok” che da noi si chiama partito. A me pare invece che il problema delle Salomon risieda nel sistema scolastico di bassa qualità. Non appena queste isole potranno sfornare persone ben istruite, perspicaci e aperte al mondo, c'è da aspettarsi che ne derivi un sensibile sviluppo. Come alle Vanuatu, sostituire i docenti stranieri (Australiani e Neo Zelandesi) di buon livello con i propri concittadini (mediocri e impreparati) non è stata una buona mossa. Ma divagando non abbiamo ancora risposto all'interrogativo: quando possiamo dire di aver davvero visitato un paese? C'è gente che si accontenta di vedere i principali monumenti. Altri pensano che occorra perlomeno ubriacarsi con qualche indigeno, anche se così facendo s! i corre il rischio di non più ricordarsi dove ci si trova. Altri ancora ritengono sufficiente dormire in quel paese o mangiare cibo locale. Tempo fa, mi è capitato di leggere su un settimanale che qualcuno ha adottato una formula basata sulle funzioni fisiologiche due W 1 P (two wees,  one poo, ovvero due pipì e una popò). Può sembrare banale - diceva questo settimanale - ma vi si può intravvedere l'eredità di riti antichi secondo i quali allo straniero era permesso di sostare sicuro, fino a quando il cibo ricevuto quale gesto di ospitalità non avesse percorso il suo intero tragitto attraverso il corpo. Poi... chissà. Sta di fatto, che in base alla nostra modesta esperienza, privato dei rapporti umani il viaggio si riduce ad una sfilata di paesaggi, a poca cosa. Il contatto umano, il dialogo, seppur semplice e "basic" per le difficoltà linguistiche, ma anche il linguaggio non verbale e lo sguardo possono dire molto di una popolazione. Affiancando queste sensazioni alle ! impressioni avute guardandosi attorno ci si può senz'altro fare un'idea del paese. A questo punto penso si possa affermare di esserci stati.

La cerimonia tradizionale più suggestiva di Ambrym é sicuramente la danza Rom, che combina elementi del “maghe” (rito per il passaggio di grado) con la magia. Quando un uomo desidera salire nella gerarchia del villaggio, deve trovare qualcuno  da cui acquistare il disegno di una maschera che pagherà in parte con maiali e in parte con denaro contante. Il proprietario del disegno rende tabu il suo “Nakamal” (luogo di ritrovo per gli uomini) e l’aspirante acquirente si reca da lui per discutere dell’acquisto e capire le regole in base alle quali sono stati scelti i colori e la forma della maschera. Una volta comperato il disegno, l’acquirente invita altri uomini del villaggio a pagare per entrare nel suo “Nakamal”, dove praticheranno la danza Rom per giorni, cucinando il cibo messo loro a disposizione dal proprietario del posto. Infine, viene organizzato un banchetto dove i danzatori si esibiscono indossando uno straordinario costume costituito da una lunga maschera conica realizzata con fibre di banano e dipinta a colori vivaci su uno spesso mantello di foglie di banano. Dopo la danza i costumi vengono bruciati, per assicurarsi che lo spirito della danza stessa non rimanga nell’aria e causi calamità al villaggio.