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Hamos Meneghelli

Quali motivazioni vi hanno spinti ad affrontare la traversata atlantica ?
Devo dire che è nata un po’ per caso, diversi anni fa parlando con Romano e Luana circa la loro intenzione di circumnavigare la terra; pian piano l’idea inizialmente embrionale si è fatta strada concretizzandosi, diventando presente ed ora passato. Le motivazioni sono essenzialmente quelle della ricerca dell’avventura, di una nuova esperienza soprattutto, un’esperienza che non capita tutti i giorni e che mi sembrava un’opportunità da cogliere.

Come vi siete preparati per questa impresa ?
La vera preparazione, assolutamente inconscia, è iniziata attraverso la formazione di skipper diversi anni fa e le successive navigazioni, soprattutto mediterranee; nello specifico, i mesi che hanno preceduto la partenza sono stati molto intensi; da una parte la volontà - o meglio l’esigenza - di organizzare al meglio l’attività professionale così che abbia avuto modo di procedere al meglio anche in mia assenza; allo stesso modo il pensiero era rivolto ai cari che rimangono in Ticino, a Sandy, e anche qui la volontà di lasciare il meno attività possibili pendenti, soprattutto visto il trasloco appena effettuato e la situazione famigliare. Per quanto concerne la parte di pratica del viaggio ho rispolverato teoria e concetti di navigazione a vela acquisiti tempo fa ed un po’ arrugginiti...
Sicuramente utili sono poi state le testimonianze di chi, prima di me, ha già avuto esperienze di traversate atlantiche e senza dubbio utili i giorni passati a bordo di Emocion quest’estate nelle isole greche con amici che per diverso tempo hanno vissuto in mare.

Quali erano i vostri dubbi o paure prima di salpare ?
Paure non ve n’erano, preoccupazioni forse si. Non ho mai affrontato navigazioni lunghe senza mai vedere la terra e soprattutto senza mai potersi ancorare in una baia tranquilla. Il mal di mare era quindi una prima preoccupazione, come reagirà il mio corpo? La forza del vento e del mare, possibili collisioni con container o balene in superficie e in generale aspetti legati alla sicurezza erano anch’essi certamente fonti di preoccupazione. Da ultimo la speranza che l’ambiente a bordo potesse sempre mantenere una certa armonia, ingrediente indispensabile per una traversata di successo.

Che compiti svolgevate a bordo ? come era organizzata la vostra giornata ? vi siete mai annoiati ?
a. I primi giorni sono stati utili per conoscere bene la barca e definire compiti e attività. Per quanto concerne la vita a bordo, compatibilmente con le proprie capacità e stato di forma fisica ci si alternava con la cucina e le attività giornaliere. Per quanto concerne la parte più tecnica legata alla navigazione e alle manovre ero “addetto” a winch e alla regolazione delle vele e, con gli altri, al controllo della rotta e delle andature rispetto alla direzione del vento.
b. La giornata era soprattutto scandita da due momenti principali: il pranzo ed i turni di guardia che variavano di giorno in giorno; il primo turno iniziava alle 20:00 con cambio a rotazione ogni 2 ore fino alle 8:00 del mattino.
c. Durante i primi giorni tutto era una novità; la scoperta e conoscenza della barca, la pratica con le manovre, il sonno arretrato la lettura ed i momenti di solitudine occupavano abbondantemente tutta la giornata; durante gli ultimi giorni di traversata, per contro, qualche momento di “noia” era più probabile.

Cosa vi sembra più difficile da sormontare nella vita di bordo ? cosa vi é mancato di più ?
Non ho avuto sensazioni di disagio; ho avuto modo in passato di condividere diverse settimane con persone diverse a bordo; ero abbastanza tranquillo circa le mie capacità di “adattamento” ed ero cosciente che, spesso, i rapporti personali a bordo sono la parte debole della catena. Nel nostro caso il clima a bordo é sempre stato buono e conviviale, ciò che ha reso certamente piacevole la navigazione. Evidentemente gli spazi, seppur generosi grazie alle dimensioni della barca, sono sempre quelli definiti dallo scafo e quindi minimi se paragonati a quelli che viviamo quotidianamente a casa. Camminare, muovermi liberamente senza vincoli e in modo stabile sono le costrizioni che più mi hanno fatto desiderare la terra ferma. Paradossalmente, inoltre, ho vissuto per giorni l’immensità dell’oceano come una forte restrizione; percepivo molto chiaramente, forse come un’oppressione, i limiti dell’orizzonte in cui la curvatura terrestre ci confinava, poche miglia e li finiva il nostro mondo prospettico, li finiva l’oceano.

Quali gli aspetti positivi e negativi di questa esperienza di navigazione oceanica ? vi sentite cambiati ? che cosa vi ha portato ?
Sono quel tipo di persona a cui piace vedere la parte mezza piena del bicchiere e credo quindi che anche eventuali aspetti negativi riferiti ad una particolare circostanza possano e debbano contribuire in modo costruttivo a definire un quadro positivo di un’esperienza; sono persuaso che è la somma di tutte le esperienze vissute che permettono continuamente di formare, modificare e far crescere la nostra personalità.
Credo, invece, troppo presto voler sapere se questa esperienza mi abbia cambiato ed in che modo; sono però certo che grazie a questa esperienza, guarderò probabilmente il modo con altri occhi, o meglio, con un’altra sensibilità.

Quali sono i momenti che ricordate con maggior piacere e quali i momenti da dimenticare ?
Ho apprezzato particolarmente i turni di guardia, momenti di vera solitudine e di introspezione; un rapporto privilegiato tra te e ciò che ti circonda, il cielo, le stelle come un tetto sopra la testa e formare uno spazio definito ed il mare, un’incessante presenza, a volte scomoda. Voglio condividere un passaggio calzante in cui Alessandro Baricco - Oceano Mare - (una delle letture) definisce il mare: “Dove inizia la fine del mare? O addirittura: cosa diciamo quando diciamo: mare? Diciamo l’immenso mostro capace di divorarsi qualsiasi cosa, o quell’onda che ci schiuma intorno ai piedi? L’acqua che puoi tenere nel cavo della mano o l’abisso che nessuno può vedere? Diciamo tutto in una parola sola o in una sola parola tutto nascondiamo? Sto qui, a un passo dal mare, e neanche riesco a capire, lui, dov’è. Il mare. Il mare.”

Con quale spirito tornate ora alle vostre occupazioni abituali ?
Con uno spirito alto! Sono felice di rientrare da coloro che mi aspettano in Ticino e condividere con loro la mia esperienza; sono pure felice di ritornare alla mia attività professionale, ma soprattutto rientro in Ticino con la consapevolezza e la voglia di affrontare nuove esperienze, nuovi progetti, uno in particolare...!

 

Mauro Antonini

Quali motivazioni vi hanno spinti ad affrontare la traversata atlantica ?
La prima motivazione fra tutte sicuramente era quella di consolidare le mie conoscenze di skipper, l’occasione era allettante e valeva la pena coglierla.
Come vivrò un periodo così lungo in mare? come saranno le mie reazioni personali? come mi comporterò con i compagni di viaggio dovendo vivere con loro in un spazio ristretto e senza toccare terra per diversi giorni? Motivazioni, scopi, finalità, certamente elementi che sono intervenuti per decidere di affrontare questa avventura alla ricerca dei propri limiti a contatto con un elemento vitale del nostro pianeta. Ho già in parte individuato le risposte ai quesiti e che concorreranno a migliorare le mie competenze sociali e conoscenze di mare, senza ombra di dubbio il primo sentimento è positivo.

Come vi siete preparati per questa impresa ?
Il ritmo dell’attività lavorativa e il vivere intensamente il mio tempo libero, passandolo con i miei cari che avrei lasciato a casa per un mese, non mi hanno lasciato un grande spazio ad una preparazione specifica particolare.
Gli aspetti tecnici, come avvenuto, li avrei direttamente rinfrescati a bordo. Per affrontare questa avventura bisognava allenare la mente, infatti questo aspetto dal mio punto di vista avrebbe giocato un ruolo importante, in questo contesto ho riflettuto tanto a che cosa andavo in contro, individuando le possibili conseguenti problematiche e dando delle risposte a quelli che potevano essere gli scenari da gestire.
Questo “allenamento” lo eseguivo alla sera in momenti di tranquillità, gustando un buon sigaro accompagnato da un Porto di qualità, oppure poco prima di addormentarmi.

Quali erano i vostri dubbi o paure prima di salpare ?
In sostanza due:
Il primo legato al mio comportamento e tenuta per un periodo così lungo in mare, visto che un’esperienza analoga a questa non l’avevo mai affrontata. Non avevo dei grossi dubbi ma l’interrogativo era d’obbligo.
Il secondo era legato all’armonia di gruppo o “ciurma”, senza affiatamento e clima sereno difficilmente si può affrontare una traversata di questo genere.
Sicuramente si partirà da una costa e si raggiungerà quella opposta ma con che tensioni e stress. Nel nostro caso tutto è andato in modo, direi, perfetto.

Che compiti svolgevate a bordo ? come era organizzata la vostra giornata ? vi siete mai annoiati ?
I compiti andavano dalle attività in coperta, alla pesca, al tempo da dedicare alla cucina, alla risoluzione di imprevisti - alla faccia di tanti corsi sulle dinamiche di gruppo - al ripassare aspetti legati alla sicurezza e alle conoscenze sulla navigazione di diporto, senza dimenticare la lettura, il riposo o il gustarsi l’oceano seduto a prua lasciando che l’acqua ti sfiorasse i piedi.
L’assenza di vento per ben due giornate addirittura è stato un momento propizio per fare il bagno in mezzo all’oceano, alla faccia dei Carcarinus Lungimanus. (Squalo d’altura estremamente pericoloso per l’uomo).
Una volta partiti e preso il ritmo tutto roteava attorno ai turni notturni. Tappe fisse erano la colazione, il pranzo e la cena ..... senza dimenticare le agguerrite partite di “Triominos”.
Verso la fine della Traversata la noia, a tratti, si é fatta sentire; questa sensazione l’ho percepita specialmente quando ci pensavo, quindi, meglio era trovare qualche cosa per tenere occupata la mente.

Cosa vi sembra più difficile da sormontare nella vita di bordo ? cosa vi é mancato di più ?
Riferendomi sempre alla traversata, senza ombra di dubbio l’abituarsi a vivere sempre in movimento.
Addirittura anche di notte il corpo non è rilassato e deve continuamente contrastare il rollio, il beccheggio o l’imbardata del natante, puntellandosi da qualche parte in cabina.
Lasciare una tazza di tè o il vasetto del miele sul tavolo poteva tramutarsi rapidamente in un problema.
Quello che più mi è mancato... mia moglie Darma e i miei cari.

Quali gli aspetti positivi e negativi di questa esperienza di navigazione oceanica ? vi sentite cambiati ? che cosa vi ha portato ?
Francamente non ho riscontrato aspetti negativi, se veramente devo citarne uno è il movimento della barca dovuto alle onde - come ho avuto modo di spiegare prima - che in certi momenti della navigazione hanno raggiunto anche sei metri... in ogni caso è così non ci si può fare niente, è il mare che comanda.
Aspetti positivi ce ne sono tantissimi, dall’ambiente che si è creato a bordo, dalla cucina - sempre operativa in condizioni difficili ma di alta qualità - al pescato, agli imprevisti limitati, ai turni notturni che passavano velocemente... potrei continuare ma mi fermo qui.
Non mi sento in nessun modo cambiato, ma nel sacco dell’esperienza tante cose ho aggiunto e mi sento più vicino al mare avendo vissuto per sedici giorni con lui.
Consapevole in ogni caso che con il mare è impossibile tessere un rapporto di amicizia ma solo di rispetto.

Quali sono i momenti che ricordate con maggior piacere e quali i momenti da dimenticare ?
I turni notturni li ricordo intensamente, perché ero solo con il mare.
Questa solitudine di due ore - era obbligatorio per evidenti motivi di sicurezza che un membro dell’equipaggio a turno fosse sveglio - mi ha reso consapevole di avere tempo per pensare, di sentire, di rendersi conto che si era sospesi in uno spazio immenso che rispetto all’universo era un nulla e che immediatamente di fianco a me c’era il pericolo, immaginate di cadere in acqua di notte...!
Ma la cosa più bella era pensare ai miei cari rimasti a casa e alla piacevole sensazione che mi vogliono bene.
Non ho momenti da dimenticare e spero che tutto quanto vissuto intensamente in questi sedici giorni rimanga indelebile nella mia mente, purtroppo, anche se ho scritto un diario di bordo particolareggiato, il tempo sbiadirà i ricordi e certi momenti vissuti scompariranno.

Con quale spirito tornate ora alle vostre occupazioni abituali ?
Sono veramente contento di terminare questa esperienza e di ritornare a casa, ritrovando le persone che fanno parte del mio cerchio più intimo.
Lo spirito che mi permetterà di tornare alla mia vita abituale sarà quello che mi contraddistingue da sempre ed è funzionato anche durante questa traversata.
Positività, il non vedere i problemi ma solo le soluzioni, il non prendersi troppo sul serio, e quando le cose vanno storte è il destino che lo vuole ma specialmente: “Tutto sorge e passa”.

 

GLOSSARIO DELLA TRAVERSATA ATLANTICA (autori : Mauro e Hamos)

giboll, colorazione intensa della pelle - blu tendente in certi punti al giallognolo - apparsa a più riprese sui corpi dell’equipaggio durante la traversata.

pontelass o incasctrass, tecnica adottata dalla ciurma durante le fasi di riposo per contrastare il movimento del natante; altrimenti detta : riposo attivo.

fiatella, alito di “carcarinus” molto somigliante a quello della ciurma dopo una cena copiosa a base di aglio.

smudanderos, mutandine di taglio grossolano che apparivano su fili appositamente esposti per essicarle dopo averle lavate, design non proprio contemporaneo, ma risalente al periodo in cui un certo Colombo raggiunse la Martinica.

fili inerdentali, mutandine sexy che comparivano anch’esse sui fili sopracitati e che lasciavano allibiti i maschietti per cotanto minimalismo...!

i metü denta l’Olita ?, affermazione indirizzata ai membri dell’equipaggio che occupavano la cabina di prua, rispettivamente usavano il servizio di prua. Significato: rovesciare nel sifone un quantitativo di olio vegetale affinché le guarnizioni rimangano operative e unte al punto giusto.

va a dà via i ciapp, esclamazione della ciurma quando le manovre non riuscivano al primo colpo.

capìnal, termine usato dalla ciurma di supporto a quella che doveva occuparsi di issare il pesce a bordo, appena udita questa affermazione il pesce ti osservava invocando pietà.

neta sü, attività della ciurma dopo aver filettato il pesce (anche di piccole dimensioni) sul ponte e aver lasciato quantitativi di interiora e sangue pari ad una pesca professionale.

tègn, allungamento del catino ricolmo di acqua della risciacquatura dei piatti, ai membri di equipaggio presenti in pozzetto per svuotarne il contenuto in oceano.

bolscioi o pasetin delicat col tutu rosa, tecnica di movimento molto delicata e ricca di sentimento, applicata dallo skipper per muoversi sottocoperta e contrastare i movimenti della barca.

c... c.., termine usato dallo skipper dopo aver applicato la tecnica del bolscioi.

ga no scia i b ... pien, frase comunemente usata dai membri dell’equipaggio verso la fine della traversata in riferimento al moto ondoso del mare.

al ronfa, rumore costante e molto rauco emesso da parte della ciurma durante il riposo.

soffio delicato, altro rumore emesso dalla ciurma in fasi meno intense di riposo.

numeri, cifre costantemente citate dopo attente analisi per indicare le miglia mancanti e lo scorrere del tempo.

time-man, specifico ruolo assunto da un membro dell’equipaggio che ha sconvolto la tranquillità su A Go Go a tal punto che vi era la caccia all’individuo per gambizzarlo.

fiachett, bolle apparse improvvisamente sugli arti di parte dell’equipaggio dopo una manovra (vaca se la scota !).

gropp, arrivo di un acquazzone di passaggio.

frenesia alimentare, comportamento assunto dall’equipaggio appena in vista di sostanze commestibili.

banana, frutto a lenta maturazione ma complessivamente immediata che ha esasperato l’equipaggio al punto tale che appena nominata apparivano istinti suicidi. Consiglio per i naviganti : acquistare almeno un casco di 45 kg da appendere a poppa con le punte rivolte verso l’alto.

life-line, addobbo natalizio apparso su A Go Go il 30 dicembre e scomparso il 16 gennaio 2012.

pé piatt o pedü, scarpe squisitamente tecniche e di nuova generazione usate per armeggiare in coperta.

sgorla pedü o salta pasct, persona poco affidabile.

tira gnoll, persona che ama l’ozio.

giübett, apparso e scomparso in modo repentino quasi desse fastidio al torace della ciurma.

tangon o livera da fer, elemento che appariva e scompariva a babordo e tribordo incrinando il morale della ciurma femminile.

panificare, attività atta a produrre pane esattamente come Nostro Signore lo fece qualche anno fa.

grata gnao, vicino di barca particolarmente antipatico con il quale é impossibile colloquiare e al quale si darebbe con piacere un “calcione” in quel posto.

ciofeca, vino spagnolo  non particolarmente gradito dalla ciurma.

gavooner, spazio a prua adibito a far riposare il ballooner, vela che consente di navigare con vento in poppa.

verzett, alimento dal doppio impiego, proprietà nutrienti e effetti collaterali che favorivano lo spostamento di A Go Go.

baratà, tecnica usata dalla ciurma per barattare i turni notturni (ha riscontrato poco successo).

ul mel dal Scerpella, prodotto prelibato usato per le colazioni e proveniente dalla Carvina a Medea.

strategia delle cacahouettes, infallibile metodo per scacciare ospiti indesiderati inventato da cricet, finalizzato ad offrire loro delle delicate nocciole cinesi allo squisito gusto di “plastica brüsada”.

l’é lì a la garibaldina, posizione del timoniere a poppa (su altre barche) senza protezioni e in balia costante degli elementi.

hello-kitty, indumenti sexy, magliette, calzettoni, usati durante le guardie notturne.

ccm, affermazione in uso su A Go Go durante attività particolarmente frenetiche.

carcarini, pesciolini delicati e indifesi (citati sui libri di biologia come particolarmente pericolosi per l’uomo, lunghi almeno 4 metri) che ci hanno accompagnati assumendo la tecnica del : vedere senza essere visti.

sturalan, prodotto casalingo usato in caso di costipazione.

vulcanol, prodotto casalingo usato per limitare gli eccessi di sturalan.

bugliolo, contenitore presente in coperta e particolarmente utile durante le prime giornate di navigazione.

pastigliette, prodotti contro il mal di mare usati per evitare l’impiego del bugliolo.

vess come una ameba, consistenza assunta del corpo adagiato nella cuccetta con mare grosso e che permette di vivere in simbiosi con il materasso.

piccola pioggia scaccia grande vento, situazione meteorologica improvvisa che rallenta la navigazione.

piccola verza crea grande vento, mutazione fisica della verza nell’intestino dei commensali che aumentando il volume intestinale, sottocoperta può fuoriuscire destabilizzando l’armonia della ciurma, mentre sopracoperta può aumentare la velocità del natante.

bodrum, nota località turca dove l’intestino viene salassato; su A Go Go espressione usata durante le gare di “Trionimus” quando le pedine aumentavano davanti al giocatore.

acciaio inox, consistenza della muscolatura di un membro dell’equipaggio.

flauto, strumento musicale che apparso durante la traversata non ha riscontrato entusiasmo nella ciurma.

spray pai föi di fioo, prodotto usato per lenire dolore al ginocchio di un membro della ciurma.

 

La traversata atlantica di una 25enne ...

È vero che non sono la prima e non sarò nemmeno l’ultima ad affrontare una sfida del genere, ma sono sicura che ogni persona, sperimentando un viaggio in barca a vela, può dirsi cambiata e migliorata dopo una traversata.
Per una come me che di barche a vela sapeva poco o niente, é stata l’opportunità di avvicinarmi a questo universo che all’occhio esterno può sembrare semplice ma in pratica é tutt’altra cosa. Scotte, winch, carteggio, randa, genoa, bugna, barometro, qual’é la prua e qual’é la poppa, dov’é babordo e dov’é tribordo, insomma un bel casino.
Oltre al lato pratico c’é quello psichico ... è vero che non sono mai stata una tipa molto tecnologica, ma é sempre stato piacevole sentire gli amici con una chiamata o un sms quando e quanto volevo; tutto questo però in mezzo all’oceano non é possibile ... a farmi “compagnia” é stato il buon vecchio MP3, tanti libri e qualche cruciverba.
La mia più grande fortuna é stata avere dei compagni di viaggio con i quali si é subito instaurato un forte spirito di camerateria. Come delle amebe siamo diventati un tutt’uno con A Go Go e questo ci ha aiutati ad affrontare 16 giorni di solo mare. Le onde, devo ammettere, che hanno messo a dura prova la pazienza di tutti. Ti sembra di riposare, di riuscire anche ogni tanto a dormire, ma il corpo é sempre in movimento e ci si alza dalla cuccetta un po’ intorpiditi. La mancanza di movimento su una barca in continuo rollio é un’altra situazione che mette a dura prova i nervi ... Mi manca poter camminare anche solo per cinque minuti consecutivi, poter nuotare liberamente senza il pericolo di venir portata via dalla corrente e soprattutto mi manca un’intera, bella e salutare notte di sonno. Mentre scrivo sono attaccata alla cosiddetta scotta del genoa che a sua volta é attorcigliata al winch di babordo, tutto questo per evitare di cadere a causa delle onde che al momento sono di circa due metri (= tranquille).
Sto portando a termine il mio ultimo turno notturno. Sono le 0400 e terminerò alle 0600 quando Luana mi darà il cambio. È stata una bella traversata che consiglio di intraprendere a qualsiasi persona abbia voglia di farsi un viaggio fuori dal comune, ma soprattutto un viaggio introspettivo. Restando nel pozzetto durante il turno di notte si vede ben poco all’orizzonte. Solo la luce della luna e la volta celeste riescono a trasmetterti la sensazione di non essere completamente solo. Immagino cosa stanno facendo i miei famigliari in Ticino, gli amici che il venerdì o sabato sera vanno a ballare o semplicemente al Baracca a “bevan v’üna” ... Io sono qui in compagnia delle onde che anche se mi snervano, sto cominciando ad apprezzare per la loro musica dolce e tranquilla, in certi momenti timorosa del fatto di essere su una barchetta di 16 metri che se paragonata all’immensità d’acqua attorno a noi, é uno spillo. Over - out - passo e chiudo.

Isabella (cricet)

Proprio di fianco alla nostra barca é ormeggiato un catamarano, un Lagoon 421, battente bandiera germanica. L’equipaggio é formato da una coppia sulla cinquantina. Le grandi vetrate della dinette consentono di vedere il salotto molto spazioso con, in un angolo, la cucina. Fin qui, nulla di straordinario.

Quello che ci ha colpiti é che nel pozzetto esterno, proprio sopra la porta d’entrata, é avvitato un paio corna di bufalo. A sinistra dell’ingresso, sempre in pozzetto, é infissa nella parete dello scafo una mano di plastica che regge una specie di candela. Già questi due cimeli potrebbero suscitare qualche perplessità in materia di buon gusto e di sintonia con il contesto nautico. Ma non é tutto. Passiamo a quanto si intravvede all’interno della dinette : entrando, sulla destra, appoggiato su una mensola, un piccolo avvoltoio (non siamo in grado di capire se é imbalsamato o semplicemente una statuetta). Procedendo sempre sulla destra, in senso antiorario, troviamo su un armadietto un enorme teschio delle dimensioni doppie a quelle di un pallone di pallacanestro; a metà fra umanoide e primate, visti i canini che saranno lunghi circa 4 cm. Seguono, sempre sullo stesso armadietto che incornicia buona parte della dinette, una statuetta-candela nera con uno stoppino sulla testa e, attaccata ad una parete, una grossa ascia con il manico in osso.

Ora, nella migliore delle ipotesi questi oggetti sono stati imbarcati nel corso di navigazioni in paesi lontani quali “souvenirs” un po’ bizzarri. Come semplice gioco, con Isabella e Luana, tentiamo invece di immaginare la peggiore delle ipotesi che vede questa coppia al centro di chissà quali riti macabri e antropofagi praticati sulla barca. Hannibal Lecter ha lasciato il segno nella nostra memoria di saltuari cinefili.
L’altro ieri é venuto a trovarli un meccanico con il quale sono usciti dal porto per provare i motori. Pensavamo già di non più vederlo tornare, poverino, immaginandolo già la coppia mentre se ne gustava il fegato, mentre invece sono rientrati tutti e tre anche se il meccanico ci é sembrato piuttosto ansioso di scendere dal catamarano e allontanarsi in tutta fretta. Avrà avuto un appuntamento ...

Ieri, la moglie, ha decorato le corna di bufalo con una ghirlanda natalizia e sulle punte ha messo due palle rosse. Sul tavolo ha collocato una bellissima rosa di Natale dicendo gentilmente a Romano che intendeva creare anche per noi un clima natalizio. Chissà, speriamo di arrivarci vivi a Natale ...
Sta di fatto che la sera, prima di andare a dormire, chiudiamo bene a chiave il tambuccio.

Romano e Luana

Ne ho sentite di tutte e di più su come combattere il mal di mare. Il fatto certo é che prima o poi capita a tutti, o meglio, quasi a tutti, e naturalmente ognuno ha il rimedio infallibile. Ho quindi deciso di raccogliere, anche su suggerimento di Nicola, i vari rimedi che strada facendo, anzi mare facendo, sento. Inoltre abbiamo scoperto che il mal di mar viene stimolato da caffé, alcool, restare sottocoperta a leggere o occuparsi del carteggio, importante anche non prendere freddo.

Inizio con quelli proposti dalla medicina tradizionale, pastiglie contro il mal di mare, che poi sono quelle anche per il mal d’auto. Controindicazioni : danno sonnolenza e chi naviga sa che deve sempre essere ben desto, inoltre bisogna prenderle alcuni giorni prima della partenza e continuare anche dopo. Ma a chi, come a me, il mal di mare viene solo di tanto in tanto e senza preavviso, magari anche dopo settimane di navigazione ? Certo non posso prendere pastiglie per tutto il viaggio. Scartato.
Inoltre nelle farmacie troviamo anche i cerotti da applicare dietro le orecchie. Mai provati. Polsini che fanno pressione su un ben determinato punto del polso, provati, ma senza risultato anzi, come le gomme da masticare (travelgum o qualche cosa del genere) mi stimolano la nausea più che farmela passare. Scartati.

Un altro, consigliatomi da un ex marinaio di sottomarini (immaginarsi che in questa situazione quando uno sta male gli altri seguono a ruota), mangiare gallette secche e acciughe o alici ben salate. Sembra che dopo il terzo panino anche il marinaio che stava peggio di tutti si faceva passare il mal di mare. Non ancora provato.

Un’amica, navigatrice di lunga data, mi dà questo suggerimento : mettersi un cerotto (un qualsiasi cerotto anche quello con le immagini dei fumetti) sull’ombelico. Provato su Isabella ma senza risultato, forse lo abbiamo messo troppo tardi. Da riprovare.

Alcuni vecchi marinai suggeriscono di bere un sorso di acqua di mare. Anche questo non ancora provato.

Due ragazzi francesi, lei bretone, dicono di succhiare un lecca lecca. Non mi piacciono. Scartato.

Oggi leggendo il libro di Antoine (il “famoso” cantante che dagli anni 1970 gira il mondo in barca a vela), raccolgo il suo suggerimento mangiare un’arancia ai primi sintomi di nausea, e poi un pisolo ci mettono a posto. Da provare.

Sul mercato ho trovato gli occhialini contro la nausea “Boarding Ring”. Realizzati da un francese, sembra vadano alla grande fra gli equipaggi anglosassoni. Dal profilo del look non sono granché, dice Romano; Nicola invece dice che danno un’aria sexi. Mah, non saprei. Però in uscita da Gibilterra mi sembrava di percepire un inizio di nausea, ho quindi messo gli occhialini e ... niente mal di mare. Potrebbero funzionare, ma richiedono una conferma che spero di non dover dare io personalmente, magari qualche ospite a bordo si presterà.

Un altro rimedio é quello di restare in pozzetto, non scendere all’interno perché qui aumenta il senso di nausea, mangiare biscotti secchi e bere coca cola, anche il limone aiuta. Funziona abbastanza bene, senza esagerare, perché altrimenti arriva la nausea non da mal di mare ma da indigestione di biscotti e coca cola.

Il consiglio di restare al timone é valido. Infatti chi si concentra sulla navigazione mantiene lo sguardo sull’orizzonte e segue il movimento della barca in modo naturale. Un importante aiuto contro il mal di mare, e questo in effetti funziona.


Luana

PS aggiornamenti seguiranno mare facendo