Il diario di viaggio

18 novembre

 

L’inverno si prospetta lungo per gli yachties liveaboard, i velisti che vivono a bordo e risiedono qui al Marina di Ragusa come in una specie di condominio fluttuante. Ognuno cerca quindi di inventarsi qualcosa per ammazzare il tempo in attesa che arrivi la primavera, quando sarà di nuovo ora di salpare per le magnifiche isole e coste del Mediterraneo. C’é chi si mette a lavare le barche di quelli che nel frattempo hanno fatto ritorno a casa, chi - come un’ape all’alveare - fa la spola fra la barca e il negozio di nautica per procurarsi ora un bozzello, ora una vite o qualsiasi pezzo di ricambio; chi, nei giorni di mercato, parte in bicicletta con un carrettino al traino per fare provviste. Ma c’é anche chi impartisce lezioni di italiano per gli stranieri o lezioni mattutine di ginnastica dolce, chi si organizza per collaborare alla raccolta delle olive e degli agrumi, perfino chi rispolvera uno strumento scovato da qualche parte in sentina o sotto la branda. Così, in serata, capita di sentire le note di un clarinetto provenire da una barca, gli accordi di una chitarra o il suono di una fisarmonica dal pontile opposto. I più arditi musicisti vincono modestia e timidezza per esibirsi in pubblico. Un pubblico invero piuttosto indulgente, costituito dagli altri yachties e da qualche assiduo frequentatore locale del marina. I “concerti” gratuiti allo Stella bar sono ormai divenuti appuntamento ricorrente nel corso della settimana. Occasioni per socializzare, per conoscersi meglio, per non sentirsi troppo soli e forse anche un po’ inadeguati, in terra straniera, dove lingua, cultura e mentalità sono diverse da quelle di casa. Fra i musicisti si nascondono (nemmeno tanto bene) però anche dei professionisti. Persone come Richard, belga, che naviga dopo essersi guadagnato da vivere quale intrattenitore musicale nei club med in riva al Mar Rosso. Proprio Richard, insieme al francese Stephane, un altro professionista della chitarra elettrica e a una dolce coppia di inglesi, Colin e Nichola, hanno improvvisato un concerto domenicale a bordo della barca di Richard (un Hanse 570) che per l’intero pomeriggio ha simpaticamente catturato l’attenzione di tutti i presenti, passanti e … perfino ormeggiatori.
Chi comodamente seduto in pozzetto, chi lungo il molo su sgabelli pieghevoli, chi in piedi per potersi dimenare meglio, chi ancora sulla tuga a battere compostamente il tempo con il piede o addirittura lavorando a maglia a ritmo di musica. Lunghi applausi e ululati di apprezzamento hanno fatto seguito al ricco repertorio che ha spaziato dal rock’n roll, al country, dal jazz al vasto mondo del pop. Fino al tramonto, quando accompagnati da uno splendido sole che si é tuffato nel mare, alla spicciolata, ognuno con il proprio bicchiere e con la bottiglia vuota, si é congedato per far ritorno al proprio nido.

Romano

13 novembre

Per la prima mano di vernice al supporto del radar, anche oggi, con i suoi abiti da lavoro, Luana sale sull’albero di mezzana. Carta vetrata, pennelli, barattolino di vernice, straccio, acetone. Tutto é contenuto in una borsetta nera che scherzosamente abbiamo battezzato “Louis Vuitton”. Al momento dello stacco dal pozzetto, issata dalla drizza che di solito utilizziamo per la carbonera (una vela leggera che viene impiegata con vento al traverso), Luana se ne va quindi con la sua “Louis Vuitton” e per buona parte della mattinata rimane sospesa per aria a carteggiare, pulire e verniciare. Alle 1100 interrompiamo i lavori per presenziare ad un appuntamento al quale non possiamo mancare. Il barbecue organizzato dal marina quale benvenuto per tutti gli yachties che sverneranno qui fino a primavera. Tutto é pronto. Ombrelloni per riparare dal sole ancora martellante. Griglia fumante sulla quale Emilio, il meccanico del cantiere nautico, dà ottima prova di sé cucinando delle squisite salsicce al finocchietto. Tavoli apparecchiati, un grande buffet fornito dalla panetteria e dal ristorante del marina, nonché le bibite servite dal bar Lounge. Salvo, il cameriere, precisa che quest’anno si sono attrezzati, dal momento che lo scorso anno sono stati consumati ben sei barili di birra e alla fine alcuni yachties alticci hanno perfino svuotato lo sgocciolatoio della spina. Alla spicciolata, verso mezzogiorno, arrivano quasi tutti. Nonostante l’età media superi quella del pensionamento, ci sembra di vedere una festa di giovani goliardi che a tutto pensano tranne che al loro tramonto in una casa per anziani. Come biasimarli. Al riguardo calza a pennello la divertente descrizione  dell’amica Antonella che con Stefano naviga su Cautha ( cautha16.wordpress.com ) :

“Non serve nascondersi dietro un dito. Invecchiare non piace a nessuno, soprattutto se rovistando tra le pagine del vocabolario si legge: vecchiaia è l’età del tramonto, della fine delle speranze, del declino.
Nessuna sorpresa quindi se i primi capelli bianchi gettano più di una persona nel panico.
Eppure…
Fino a qualche tempo fa l’immagine riflessa e contraria che  mi veniva in mente di fronte allo spettro di un vecchiaia sola e triste era quella rubata da uno splendido film. Gli occhi allegri, stupiti, grati e affamati dei protagonisti di Buena Vista Social Club, in visita a New York. Una vecchiaia senza ombra di tramonto, beffata dalla musica e dal loro talento, elementi, però, difficilmente condivisibili.
Poi, siamo arrivati qui, in questo porto stracolmo di “livingboard”, con una netta maggioranza di rappresentanti della terza età. Vecchietti claudicanti che passano tutto il giorno a leggere nel pozzetto della barca con la copertina di lana sulle ginocchia?
Macché.
Più scatenati e organizzati di una banda di contemporanei ventenni, si travestono per Halloween, fanno ginnastica sulla spiaggia alle otto del mattino, improvvisano gruppi musicali, noleggiano pullman per andare alle serate jazz di Ragusa, programmano le prossime crociere estive nel Mediterraneo ma non disdegnano l’Atlantico e, più in generale, sembrano ignorare i cambiamenti incisi nel corpo ed entrano in barca salendo da scalette improbabili e programmano la traversata atlantica mettendo in conto i farmaci salvavita con la stessa noncuranza con cui preparano la cambusa.

Il tempo è più clemente con chi parla inglese?
L’amore per il mare rende più forti?
Sono immaturi ed incoscienti?
Sono solo spudoratamente fortunati?
Liberi di pensarla come volete.

Io apprezzo il loro entusiasmo e, soprattutto, li ringrazio per farmi sperare che
…chi ama profondamente non invecchia mai neanche quando ha cent’anni. Potrà morire di vecchiaia ma morirà giovane… (Romano Battaglia – Cielochiaro)”

Romano

 

9 novembre

 

Pur non essendo molto assidui, ci capita a volte di ascoltare alle 0900 sul canale 77 VHF le informazioni diffuse dalla comunità degli abitanti del marina che comprende un centinaio di equipaggi, perlopiù stranieri (inglesi, olandesi, statunitensi, australiani, germanici, danesi, francesi, qualche svizzero e qualche italiano). Lingua ufficiale : inglese.
A turno alcuni yachties dirigono la conversazione lanciando la giornata con il bollettino meteo, i compleanni, le manifestazioni previste (fra cui i vari aperitivi e cene nei ristoranti locali), il mercatino di quanti desiderano liberarsi del superfluo a bordo, le ricerche di aiuto e assistenza reciproche. Il benvenuto ai nuovi arrivi e l’arrivederci a chi parte.
Alla fine della trasmissione la giornata, per molti, ha inizio. Per noi no. Chiunque ha un Piazzini a bordo sa benissimo che non più tardi delle 0700 il profumo di caffè dà la sveglia all’equipaggio. Di conseguenza, noi arriviamo all’appuntamento delle 0900 che già abbiamo effettuato buona parte dei lavori pianificati la sera precedente. A bordo di A Go Go tutto é scandito da un piano orario che Romano tiene regolarmente aggiornato. Fosse per me l’appuntamento radiofonico degli yachties sarebbe sposato alle 1030 dove inizierebbe anche la mia giornata.

Luana